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Meloni alla Camera: "Matteotti libero e coraggioso ucciso dai fascisti"

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Nel giorno della commemorazione del socialista Giacomo Matteotti, la premier Giorgia Meloni zittisce ogni polemica e rigetta al mittente le accuse di revisionismo che dalle opposizioni erano già pronti a riversare sul suo conto.

"Il 30 maggio 1924, Giacomo Matteotti ha pronunciato nell'Aula della Camera il suo ultimo discorso, che gli sarebbe poi costato la vita - ricorda il presidente del Consiglio nell'aula di Montecitorio -. In quel discorso, Matteotti difese la libertà politica, incarnata nella rappresentanza parlamentare e in libere elezioni. Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso ucciso da squadristi fascisti per le sue idee. Onorare il suo ricordo è fondamentale per ricordarci ogni giorno a distanza di 100 anni da quel discorso il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no. La lezione di Matteotti, oggi più che mai, ci ricorda che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell’altro, sul confronto, sulla libertà, non sulla violenza, la sopraffazione, l’intolleranza e l’odio per l’avversario politico".

Il riferimento al fascismo, il richiamo al confronto civile e al rispetto delle idee altrui, anche quando sono lontanissime dalle proprie: argomenti che faranno forse fischiare le orecchie a più di un esponente del centrosinistra che da mesi, ormai, sta strumentalizzando il dibattito politico e incendiando le piazze sventolando la bandiera dell'onda nera e del rischio-regime.

Nel centenario della morte di Matteotti per mano delle squadracce fasciste, erano presenti alla Camera anche la nipote del deputato socialista, Laura Matteotti, e sua nuora, Zahra Haider Mohamed. Grande emozione quando l'attore Alessandro Preziosi, al termine della cerimonia, ha letto un brano dell'ultimo discorso di Matteotti dallo scranno del deputato anti-fascista che da oggi non sarà mai più occupato. In quelle righe, il socialista denunciò le violenze fasciste alle elezioni del 6 aprile del 1924. "Crediamo di rivendicare la dignità domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla giunta delle elezioni", la conclusione del discorso accolto dalla standing ovation dell'Aula.

L'ex presidente della Camera Luciano Violante ha invece citare Pinuccio Tatarella, storico presidente del gruppo di Alleanza Nazionale e fautore di quel dialogo tra le parti opposte della politica: il Parlamento, ha sottolineato l'esponente del Pd (a suo tempo criticatissimo per le sue aperture alla destra post-fascista) è il luogo di dibattito "anche tra chi la pensa in modo opposto". "Quando avendo io sospeso la seduta per una contesa che poteva degenerare, e avendogli chiesto di seguirmi in ufficio - ha ricordato Violante su Tattarella -, ai miei rilievi su alcuni comportamenti di alcuni esponenti del suo gruppo mi rispose 'forse hai ragione, ma ti ricordo che spesso un conflitto in Parlamento evita un conflitto nel paese'".

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