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Europee, allarme per l'astensione? Il voto elettronico è la soluzione

Gianluigi Paragone
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Alle imminenti elezioni europee, il primo partito sarà quello dell’astensione. I dati sull’affluenza alle urne sono impietosi: progressivamente sempre più persone non vanno a votare.

Da qui la necessità di coinvolgere maggiormente la collettività nella gestione della cosa pubblica. La via per riportare le persone a votare è sicuramente quella di ampliare le modalità di voto istituendo il voto elettronico a distanza e la digitalizzazione del procedimento elettorale. Vi sono anche le indicazioni dell’Unione Europea al riguardo: con la Comunicazione n. 118 del 9 marzo 2021 dal titolo 2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade, la Commissione europea ha presentato gli indirizzi per la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030. L’obiettivo è garantire che entro il 2030 la vita democratica e i servizi pubblici online siano completamente accessibili a tutti, comprese le persone con disabilità, anche attraverso il voto elettronico che incoraggerebbe una maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni sulla cosa pubblica. 

Nel nostro ordinamento la sperimentazione del voto elettronico è stata prevista dalla legge di bilancio 2020 (art. 1, commi 627-628, L. 160/2019) che ha istituito il Fondo per il voto elettronico. La sperimentazione è riferita al solo voto degli italiani all’estero e degli elettori temporaneamente fuori dal comune di residenza per motivi di lavoro, studio o cure mediche. Le modalità attuative di utilizzo del Fondo e della relativa sperimentazione sono state delineate da un decreto del Ministro dell’Interno 9 luglio 2021 che ha approvato le linee guida per la sperimentazione di modalità di espressione del voto in via digitale. Naturalmente, si tratta di aspetti tecnici di estrema delicatezza e complessità che si riflettono sul rispetto dei princìpi costituzionali di segretezza e di personalità del voto, sulla necessità di assicurare il corretto computo dei suffragi ai fini della proclamazione ufficiale degli eletti, sull’eventuale contenzioso e sulla correlata necessità di estrarre tutti i dati che hanno portato alla formazione dei risultati ufficiali. Ma dato che il voto elettronico è stato introdotto con successo in molti paesi (Stati Uniti, India, Brasile, Norvegia, Francia), è possibile replicare il modello anche da noi, ponendolo come un’opzione al sistema di voto tradizionale, che faciliterebbe quanti si trovano, per diverse ragioni, impossibilitati ad esprimere fisicamente il voto.

 

D’altronde, da noi il processo di digitalizzazione della società e della pubblica amministrazione è ormai avanzato, basti guardare la diffusione dello Spid in Italia (nel 2024 oltre il 60% della popolazione possiede lo Spid, con più di 36 milioni di identità digitale rilasciate) e certamente le consultazioni elettorali dovrebbero contemplare il voto elettronico proprio allo scopo di riportare le persone a votare.

di Pieremilio Sammarco
*Professore Ordinario di Diritto Comparato.

 

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