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Repubblica, prima pagina con le traveggole: un titolo disperato

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Non c'è che dire, a Repubblica hanno scaldato i motori a puntino in vista delle elezioni europee. Il numero del quotidiano di largo Fochetti andato in edicola domenica 9 giugno è uno di quelli "da collezione", da conservare per vedere se e quanto invecchierà male, tempo qualche settimana. 

Primo. Titolone "sui generis" in prima pagina: fatto. "Sovranisti divisi al voto", scrivono sottolineando come "le destre europee attaccano l'Ue ma restano distanti su Ucraina e Nato". Forse stanno parlando di Pd e Movimento 5 Stelle, agli antipodi sui temi. O forse degli stessi dem, con un candidato come Tarquinio che vorrebbe addirittura sciogliere il Patto atlantico, con grande imbarazzo di Elly Schlein e vertici del partito. Ancora: "Ursula Von der Leyene pronta ad aprire ai verdi", opzione questa che assomiglia tanto a una ancora di salvezza per i nostalgici della maggioranza tutti-dentro di centrosinistra. E poi frattaglie di colore: "Salvini insulta ancora Macron, gelo di Meloni. Bossi tradisce la Lega e sceglie Forza Italia". E pensare che l'Apocalisse incombente del centrodestra, stando a queste cronache, potrebbe portare la maggioranza di governo a superare il 44%... 

 

 

 

Secondo. Editoriale allarmistico del direttore: fatto. Maurizio Molinari invita i lettori-elettori ancora una volta a mobilitarsi e recarsi alle urne "contro il ritorno dei nazionalismi". Uno scenario cupissimo evocato praticamente a ogni tornata elettorale. Non solo europea, va detto, dal momento che il termine "nazionalismi" equivale a quello "fascismi". Ci siamo capiti. 

 

 

 

Terzo. Denigrare il nemico: fatto. Il classico pezzo flamboyant di Filippo Ceccarelli, grande penna ma obiettivo un po' ripetitivo, è sulla la campagna elettorale delle destre. "Sangue, tappi e ciliegie, il bestiario della post-propaganda", recita il titolo. Nessun riferimento, strano, alla birra di Alessandra Moretti, candidata Pd, o al bermuda e ciabatte di Ignazio Marino, aspirante europarlamentare di AVS. Criticatissimi anche loro sui social, ma dell'altra sponda: meglio evitare.

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