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Europee 2024, gli studenti fuori sede tutti comunisti: il dato è impressionante

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Andrea Muzzolon
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Era la grande novità di queste elezioni: per la prima volta in Italia gli studenti fuorisede avrebbero potuto votare nella città dove frequentano l’università. Dopo anni di battaglie che i governi della sinistra hanno supportato solo a parole, finalmente il centrodestra ha cercato di dare voce anche a questo esercito di 600 mila italiani. O quasi. Perché di questa moltitudine neppure il 5% ha seguito la procedura che avrebbe permesso di esprimere il proprio voto anche lontano da casa. 23.734 studenti, il 40.3% dei quali hanno votato Alleanza Verdi Sinistra, partito in cui era candidata Ilaria Salis. La lista dell’imputata in Ungheria è stata di gran lunga la più votata, seguita subito dopo dal Partito democratico con il 25.4%.

Terzo? Azione di Calenda. Poi un’infornata di altra sinistra varia fra 5 Stelle e renzian-boniniani. E il centrodestra? La compagine di governo, sommando tutti, fa circa il 5%. Quindi il 90 e passa per cento dei giovani è di sinistra? Sicuramente no, nonostante gli ultimi sondaggi mostrino un forte gradimento della fascia 18-30 per Pd e compagni. La verità sta come al solito nel mezzo. Chi a sinistra sta già montando caroselli su questo dato si illude sapendo di illudersi. 

 

Quelli che hanno votato sono poco più di una goccia nell’oceano, un bicchiere d’acqua diciamo. Del resto, le modalità per iscriversi alle liste elettorali erano tutto fuorché agili. Dal governo ci hanno provato, ma la strada da fare è ancora molta, specie pensando all’elettorato di oggi: demotivato e, fra i giovani, anche un po’ disinteressato alla politica. Serviva tanta motivazione per seguire la procedura studiata dal ministero. Scaricare dal sito apposito e inviare al Comune la modulistica compilata con tutti i dati, fare le fotocopie di carta d’identità, dell’attestato che certifica la frequentazione di un’università del territorio e anche della tessera elettorale (che tanti neppure sanno in quale cassetto hanno lasciato nella loro casa a centinaia di chilometri di distanza). Il tutto, entro il 5 maggio scorso. E, come se non bastasse, per chi aveva la residenza in una regione che non apparteneva alla circoscrizione in cui era ubicata l’università, si sarebbe dovuto recare a votare nel capoluogo di regione. Un’odissea non indifferente che la maggior parte si sono evitati.

Eppure, dati alla mano, chi in questi mesi ha messo sottosopra gli atenei si è organizzato bene. Anche perché di tempo per trovare la tessera elettorale ne hanno avuto molto dato che non frequentano le facoltà per studiare. Proprio le frange militanti della sinistra univesitaria, pochi ma rumorosi, fra una tenda e una manifestazione, hanno fatto la loro parte per la compagna Ilaria. Il resto, per ora, è poca roba. Per riportare in massa i giovani al voto bisogna fare ancora tanta strada, sia dentre che fuori gli atenei. Il centrodestra universitario, mai così forte da tanto tempo, deve fare la sua parte. E il governo, nonostante i risultati deludenti, deve continuare a lavorare per semplificare le procedure.

 

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