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Autonomia differenziata, una riforma per un'Italia più moderna

 Calderoli

Bruno Ferraro
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In Italia è estremamente difficile fare le riforme, anche quando della loro necessità o utilità tutti a parole sono convinti. Questo il paradosso che si coglie nella vicenda dell’autonomia differenziata che il governo di centro destra ha avviato con legge dello Stato e che il centro sinistra intende seppellire ricorrendo all’arma del referendum abrogativo. Per fare chiarezza sull’argomento valgono alcuni punti essenziali, in particolare: 1) L’autonomia differenziata non è una nuova creazione ma è già nella nostra Costituzione, la quale elenca negli art.116 e 117 23 materie demandate a legge esclusiva dello Stato e 20 che sono oggetto di disciplina concorrente Stato-Regioni. 2) Qualunque tipo di allargamento dell’autonomia di una singola Regione non sarà consentita se non quando saranno stati definiti i “lep” cioè i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (art. 116).

3) Il centro sinistra che oggi duramente combatte la riforma ne aveva pienamente condiviso spirito e contenuto sia nel programma elettorale del 1994, sia nella legge di modifica costituzionale del 2001 promossa da un governo a guida PD, sia nel 2018 quando un altro governo a guida Pd approvò alcune intese con alcune regioni. 4) Stefano Bonaccini, come governatore dell’Emilia Romagna, assunse una espressa iniziativa chiedendo nel 2019 l’autonomia e affiancando analoghe richieste del Veneto (Zaia) e della Lombardia (Fontana). 5) Di autonomia godono da sempre le Regioni a Statuto speciale indicate nell’art. 116 (Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta), per cui sotto tale profilo non si tratta di una novità e di un tentativo “di spaccare l’Italia”. Piuttosto è paradossale che si faccia leva anche sul Consiglio Regionale della Sardegna per promuovere una richiesta di referendum abrogativo, contraddicendo la stessa ragion d’essere dell’autonomia allargata di cui la Sardegna da sempre gode.

 

 

6) Il diverso grado di sviluppo delle regioni italiane non nasce oggi ma data da sempre, addirittura dalla creazione dell’unità d’Italia, per cui attraverso il meccanismo dei Lep si dà la possibilità alle regioni più virtuose e prospere di ampliare il bacino di benessere delle popolazioni da loro rappresentate, senza nulla togliere alle altre regioni e mantenendo fermi i livelli essenziali delle prestazioni. Sono questi gli aspetti su cui riflettere. Chi oggi va in contraddizione con se stesso (vedi partiti di sinistra) dà solo una dimostrazione di incoerenza e di spregiudicatezza politico -costituzionale. Il nostro Paese, da troppo tempo ingabbiato, ha necessità di intraprendere nuovi percorsi per essere più moderno e dinamico.

 

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