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Crollo a Scampia, nella tragedia la foto di gruppo del fallimento rosso

Maurizio Gasparri
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Mentre aspettiamo il bilancio definitivo delle vittime del crollo nelle Vele di Scampia, sinistra e gran parte dei media hanno dato il via ad un’operazione di rimozione collettiva e di cancellazione della memoria storica. «È un obbrobrio vivere nelle Vele», ha detto il sindaco di Napoli Manfredi. Certo, è un obbrobrio vivere in quegli enormi edifici, osceni e disumani. Ma chi li ha progettati, chi li ha costruiti? Chi li ha popolati con migliaia di sradicati dai quartieri del Centro storico?

Chi non ha saputo, dal 1997 in poi, abbattere, come era stato deciso, le sette Vele? Sono stati i comunisti, il Pds, i Ds, il Pd. È stata la sinistra, al cui interno si colloca interamente il disastro delle Vele e di Scampia, quartiere periferico a Nord di Napoli. Al censimento del 1991 nell’area delle sette Vele risultavano 40.745 residenti. Una città, diventata una gigantesca fabbrica di disadattati sociali, emarginati, delinquenti. La più grande piazza di spaccio d’Europa fino a qualche anno fa.

 

 

Le Vele, alloggi di edilizia popolare, sono un frutto della cultura urbanistica di sinistra degli anni ’70, che considerava uno dei suoi progetti di punta quello dell’architetto comunista Franz Di Salvo. Il progetto “utopistico e visionario”, termini dei quali intellettuali e giornalisti di sinistra sono innamorati (ma l’utopia genera mostri, e i visionari servono per i numeri al lotto), era quella di ricreare l’ambiente del vicolo di Napoli – caratterizzato da forti legami sociali – a decine di metri di altezza in strutture a forma triangolare, su stretti ballatoi su cui si affacciano uno di fronte all’altro decine di alloggi. Le Vele entrarono in funzione tra il 1976 ed il 1980.

A Napoli governava la giunta guidata dal comunista Maurizio Valenzi. Secondo uno studio del ricercatore del Dipartimento di urbanistica dell’Università di Napoli, Vincenzo Andriello, il 28, 5% degli inquilini delle Vele vi fu deportato, dal Centro storico. Nel 1980 parte degli alloggi fu occupata da terremotati, per il 46% provenienti ancora dal Centro storico. Nel corso degli anni ’80 furono occupate anche le cantine degli alloggi delle Vele dagli “scantinatisti”, senzatetto organizzati, neanche a dirlo, dall’estrema sinistra che moltiplicarono degrado ed insicurezza.

Centinaia di famiglie napoletane, più una quota di residenti in Comuni della provincia, furono trapiantate a 30-40 metri di altezza in edifici privi di manutenzione, con ascensori guasti o mai entrati in funzione. Dal 1997 in poi la sinistra ha cercato di cancellare il mostro che ha creato, ma ci sono voluti sei anni per demolire solo tre dei sette mega-edifici. Nel 2016 la giunta De Magistris, deciso di abbatterne altre tre, lasciandone in piedi una, la Vela celeste, quella del crollo. Ma si è giunti al 2020 per avviare la demolizione della Vela verde, poi interrotta. La sinistra che ha governato Napoli per oltre 40 anni dal 1975 a oggi, non è stata capace neanche di abbatterle le Vele.

Nel frattempo Roberto Saviano ha fatto fortuna con una serie tv sui baby criminali nati nelle Vele, un modello diseducativo. Oggi, senza vergognarsi, attacca il Governo di centrodestra al potere da due anni e non ha il coraggio di dire una parola sui veri responsabili di questo disastro. Ma Scampia è una foto di gruppo della sinistra, urbanistica, culturale, politica. Nessun aedo di regime riuscirà a nascondere questa verità.

 

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