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Michele Emiliano, la sprecopoli dell'ospedale: il reparto demolito dalla Procura

Annarita Digiorgio
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Era ottobre 2020, avevamo già superato la prima ondata Covid. A Milano i Ferragnez avevano gia realizzato, attraverso una raccolta fondi privati, e la supervisione di Bertolaso, l’ospedale covid d’emergenza. Michele Emiliano si mette in testa di fare la stessa cosa, ma con fondi pubblici. Trenta milioni attinti al bilancio regionale. Promettendo che poi nulla di quell’appalto sarebbe andato sprecato. C’era lo stato d’emergenza, e i bandi si potevano fare in deroga al codice degli appalti. Quell’operazione, mediatica più che sanitaria, si trasformerà in una grande sprecopoli, un’inchiesta della procura, tangenti e arresti.

Questo è il quadro che viene fuori dall’inchiesta della Procura di Bari. Nel giro di pochi giorni spunta un appalto da 9 milioni di euro per un ospedale d’emergenza in fiera del Levante, a cui erano state invitate a partecipare sei ditte dopo un sorteggio fantasma. Ma attraverso ordini di servizio successivi, il costo dell’operazione diventa di 31 milioni. E altri 5 milioni ne servono per smantellarlo, ora che è in stato di totale abbandono. Il responsabile dell’operazione, nominato da Emiliano, è Mario Lerario, capo della protezione civile regionale. Che ha già ricevuto due condanne per corruzione dopo essere stato beccato con una tangente in mano. Dalla chat del 20 ottobre tra Emiliano e Lerario, intercettata dagli investigatori, è chiaro che già sapevano che il bando sarebbe lievitato a 30 milioni, e che sarebbero andati ad aziende pugliesi.

Lerario scriveva a Emiliano Costo stimato 30 milioni». Il governatore pm gli rispondeva: «Chi sarebbe il fornitore?Potremmo fare un consorzio di tutte le aziende pugliesi? La procedura come funziona?» Risposta: «Non è un chiavi in mano, faremmo lavorare tutte aziende pugliesi, servono qualcosa come 300 operai al giorno». Così fu.

L’appalto fu affidato alla Cobar di Altamura, ma gli inquirenti hanno trovato dei pizzini che dimostrano come fu truccata la gara a danno dell’Operamed di Piacenza (che aveva costruito l’ospedale in Fiera Milano). Prima di allora la Cobar di Altamura non aveva mai realizzato progetti di edilizia sanitaria. Eppure nella valutazione della voce «esperienza» ebbe il massimo del punteggio, mentre la Operamed, che questo fa di routine, ottenne due punti in meno. Da qui la sprecopoli delle attrezzature segnalate dalla procura: «Irrituali forniture di apparecchiature sanitarie ad alta tecnologia, sorprendentemente affidate dalla Regione ad un’impresa di costruzioni», cioè alla Cobar di Vito Barozzi. «Appare sorprendente che un'impresa di costruzioni proponga la fornitura di apparecchiature sanitarie ad alta tecnologia - scrive il consulente della procura- ed ancor più sorprendente che una pubblica amministrazione prenda in considerazione l'affidamento senza alcuna consultazione del mercato».

 

Secondo il consulente, Cobar è stata stra-pagata: «I prezzi proposti - spiega Bracchi- appaiono del tutto spropositati in rapporto ai prezzi di aggiudicazione di analoghe apparecchiature spuntati dalle stazioni appaltanti». Un tomografo per la Tac acquistato dalla Regione Puglia a 650mila euro su un valore di mercato di 250mila; una colonna laparoscopica pagata 261mila anzicchè centomila; la colonna endoscopica costata 145mila euro mentre in altre parti d'Italia veniva fornita a 95mila. E poi i tavoli operatori multidisciplinari per urologia da 54mila euro l'uno che in Lombardia venivano acquistati a 30mila, le 80 travi testaletto verticali e le 28 orizzontali per un totale di 800 mila euro, l’autoclave pagata 61 mila euro al cui posto è stata invece installata una da 25mila, e molto altro.

«Altro che ospedale di eccellenza, siamo di fronte a uno spreco di denaro per un appalto, secondo la magistratura, truccato- dice oggi Renato Perrini, capogruppo regionale di Fratelli d’ItaliaConti che non riuscivamo neppure a vedere perché l'allora dirigente ci negava l'accesso agli atti». Sul caso interviene anche l’europarlamentare Fdi, Francesco Ventola: “Non possiamo non ricordare tutte comparsate televisivi del presidente Emiliano che si vantava di aver realizzato un ospedale Covid, peccato che di quelle sceneggiate i pugliesi hanno pagato e continuano a pagare un conto salatissimo». Tra gli indagati Antonio Felice Spaccavano, candidato alle regionali con Emiliano, consigliere comunale a Molfetta e da poco nominato dalla giunta Emiliano coordinatore regionale della Rete delle Cure Palliative.

 

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