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Legge Calderoli, Sala rinnega il Sì al referendum. E si è scordato pure il quesito...

Lorenzo Mottola
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L’unica cosa chiara della lettera aperta di Giuseppe Sala contro l’Autonomia differenziata è che è furioso perché nessuno s’è premurato di interpellarlo prima di approvare la nuova legge. Tuttavia, leggendo il resto dell’intervento pubblicato ieri dal Corriere della Sera, si capisce anche il perché. L’analisi in sei punti realizzata è piena di spunti curiosi. La tesi di fondo è che l’autonomia sarà «un danno anche per il Nord». Posizione ardita per lui, se si considera che il sindaco si era pubblicamente schierato per il Sì al referendum promosso da Veneto e Lombardia nel 2017.

E non è tutto. Sala sa di essere scoperto su questo fronte e prevedendo la critica cerca di difendersi: «Non mi sono espresso aprioristicamente contro», spara usando una formula edulcorata, ma solo perché quella era tutta un’altra autonomia: «In quel momento le materie toccate dal ddl Calderoli non erano affatto quelle che poi si sono rivelate nella pratica».

 

 

Purtroppo per Mr Expo la realtà è diversa, basta rileggere il quesito referendario di sette anni fa per scoprire che non si faceva riferimento ad alcun limite, anzi, si parlava semplicemente di «richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato». Sala forse non aveva avuto tempo per leggere prima di dire sì? O ha cambiato idea?

Nella lunga catena di stranezze, Sala butta lì una stroncatura delle Regioni dalla loro istituzione negli anni ’70, perché «non sempre sono state in grado di affievolire i divari in termini di qualità della vita, innalzando piuttosto criticità note a tutti nei settori che riguardano economia, lavoro, trasporti, sanità, welfare». Materie sulle quali, sanità a parte, in realtà le Regioni hanno poche competenze. E di conseguenza pochissime colpe. Il sindaco tuttavia dice di preferire le città metropolitane («In tutto il mondo va affermandosi la centralità delle città metropolitane. Della riforma del Testo unico delle autonomie locali - Comuni, Città metropolitane, Province - nel frattempo nessuno parla»).

Un nostalgico delle Province, quindi. Le ha abolite il suo Pd. E per quanto riguarda le città metropolitane, Sala ne guida una. Con esiti molto discutibili. «C’è da chiedersi come si possa immaginare una riforma delle autonomie senza avere consultato o ascoltato la voce delle grandi città», dice Sala. Come dicevamo, pare che se la sia presa.

Il primo cittadino sottolinea che la sua «non è affatto una posizione ideologica», ma di fatto ripropone tutte le tesi del Partito Democratico arrivando a citare Stefano Bonaccini (altro ex federalista). Tesi incentrate sul timore che il divario Nord-Sud aumenti, senza troppi dettagli sul perché. Attilio Fontana due giorni fa sul Corriere aveva portato esempi concreti. La Lombardia vorrebbe lanciare una campagna per prevenire il virus sinciziale tra i bimbi. I fondi ci sono: sono stati ricavati da risparmi effettuati nella gestione della sanità sul territorio. Eppure non si possono usare per questo scopo in base alle leggi attuali. Perché consentirlo sia «un danno per il Sud e per il Nord» resta un mistero.

 

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