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Pd, l'ultima sparata: Israele come Hezbollah

Alessandro Gonzato
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Prima il silenzio nel giorno della morte del sanguinario Nasrallah. Ora invece il Pd, passato l’imbarazzo per l’uccisione dell’ex capo di Hezbollah – mutismo dovuto al terrore di perdere consensi a sinistra – adesso i dem dicevamo se la prendono col governo italiano invocando un intervento in parlamento. «Il ministro Tajani», ha tuonato Giuseppe Provenzano, «venga in aula, e non solo in Commissione, a riferire gli sviluppi della situazione in Medio Oriente, dopo l’inizio delle operazioni di terra di Israele nel Sud del Libano».

L’ex ministro per il Sud, a nome della segretaria Schlein, vuole chiarimenti «anche solo per la particolare esposizione dell’Italia con 1.200 uomini nella missione Unifil (la Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite, ndr), la presenza di operatori umanitari e tanti cittadini in Libano, ma anche per il significato politico che ha per l’Italia la presenza dei nostri soldati. La risoluzione 1701», ha aggiunto Provenzano, «è nata da un’iniziativa diplomatica del nostro Paese. Alla precedente sollecitazione», ha concluso il dem, «è stato risposto che i ministri domani terranno audizioni (oggi, ndr), ma per la gravità della situazione credo che non si possa privare il parlamento di una riflessione alta. L’opinione pubblica cerca una risposta che da noi non è arrivata».

 

 

Irrompe Francesco Boccia, presidente dei senatori dem, anche lui ex ministro: «Purtroppo nella scorsa notte mezzi e uomini di Israele hanno superato il confine del Libano. La sovranità territoriale non può essere violata, l’Unione europea, l’Italia e la comunità internazionale non possono stare a guardare in silenzio. La presidente del Consiglio», ha puntato il dito Boccia, «deve farsi portavoce di un’iniziativa diplomatica di cui c’è estremo bisogno. Deve dare un segnale di assunzione di responsabilità, non possiamo andare al traino degli accademici mentre muoiono ogni giorno civili innocenti». Tra i democratici bocche cucite, ancora una volta, sui terroristi, assassini che combattono nel nome di Allah e si nascondono tra gli edifici civili condannando a morte gli innocenti.

A sinistra Israele viene equiparato a Hezbollah, e d’altronde basta ricordare le recenti parole di Giuseppe Conte alla “Marcia per la pace” ad Assisi: «Quello del 7 ottobre è stato un odioso blitz». Odioso. Sgradevole, dunque. Da non rifare. Ecco, bruttissimo. E in effetti non è affatto piacevole quando in pochi istanti vengono trucidate centinaia di persone, stuprate decine di donne e altri vengono preso in ostaggio. Ieri Conte è tornato alla carica: «Quanto odio, quanta radicalizzazione fomenterà questa criminosa strategia militare del governo Netanyahu che si rifiuta di distinguere tra miliziani e civili inermi. Nessuno più ricorda che Hezbollah si formò nel 1982 a seguito dell’occupazione israeliana del Libano? La visione manichea di Netanyahu spacca il mondo in due», ha sentenziato l’ex premier.

«Da una parte la maledizione perseguita dall’Iran, dall’altra la benedizione portata da Israele. Noi 5Stelle», ha concluso Conte, «non ci rassegneremo mai a tutto questo e faremo di tutto, in ogni sede, per contrastare questo declino dell’umanità, questa spirale di morte e di distruzione. Questo per noi significa essere “progressisti”». Ci salverà San Giuseppe Conte.

 

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