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Elly Schlein si imbuca allo sciopero generale: come la hanno sorpresa

Francesco Storace
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A Bologna, da Landini, non l’hanno chiamata. E figuriamoci se poteva scomodarsi per andare a Napoli ad ascoltare Bombardieri. Ma la sua particina per lo sciopero di Cgil e Uil Elly Schlein l’ha volutalo stesso e si è imbucata nel corteo di Roma – con quel suo breve percorso da piazza Esquilino ai Fori Imperiali – più per cantare “Bella ciao” che per arringare i lavoratori. All’incombenza, - «difendere» da non si sa chi i salariati – ci ha pensato la sindacalista Francesca Redavid. Lei, Elly, giù dal palco, ad applaudire. Chi ha partecipato ha avuto la sensazione di una sfida politico-sindacale, una specie di nuove primarie del centrosinistra tra Landini e la Schlein. Il tutto alle spalle del Paese. Ma è la stessa musica che va avanti da un paio di anni a questa parte, ovvero da quando si è insediato il governo Meloni. L’unica “novità” – autentica innovazione, non c’è dubbio – la presenza del redivivo Massimo D’Alema.

Con bandiere della Cgil e della Uil, e fischietti, a sfilare con i sindacati al corteo nella capitale, oltre alcuni gruppi studenteschi, appunto gli esponenti della politica rossa. Non solo. Nella capitale c’è stato anche un corteo distaccato dei Cobas: scandendo cori contro il governo e il comune di Roma, centinaia, assieme ad alcuni collettivi, sono partiti da piazza Indipendenza, diretti a piazza Barberini. Lì, probabilmente, avrebbero visto come inopportune le presenze di Schlein e D’Alema. Che cosa ha voluto intendere la leader dem con la sua presenza alla manifestazione romana, lo ha scritto sui social: «Mentre Giorgia Meloni è chiusa nel palazzo e non parla più con le persone, mentre il suo governo taglia su tutto e attacca il diritto allo sciopero previsto dalla Costituzione, noi siamo qui. Siamo tra le lavoratrici e i lavoratori che scioperano e manifestano contro la manovra ingiusta del governo che taglia scuola e sanità pubblica». In realtà la premier ha passato le ultime due giornate in Sardegna e Puglia a finanziare le amministrazioni regionali con i fondi per la coesione. In mezzo alla gente, appunto, ma al Nazareno non se ne sono accorti. Citofonare alla Todde e a Michele Emiliano per capirlo...

Comunque, per la propaganda della Schlein, si è trattato di «uno sciopero generale che parte dalla difficoltà di lavoratrici e lavoratori che il governo continua a ignorare». «È uno sciopero contro una manovra che taglia sulla sanità, che taglia sulla scuola, che ha mancato le promesse sulle pensioni, che non ha investimenti sul futuro, che non prevede il rinnovo per quei cinque milioni di lavoratrici e lavoratori che attendono il rinnovo contrattuale ed è anche un momento per difendere il diritto di sciopero che è un diritto previsto dalla costituzione. Noi come partito democratico siamo e saremo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori e dei loro rappresentanti per chiedere l’ascolto che è mancato e il rispetto dei diritti che questo governo continua a calpestare». Insomma, uno scenario da fine del mondo che spiega più di mille parole il crollo della credibilità dell’opposizione che continua a poggiare la sua battaglia politica su autentiche frottole.

 

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