Non v’è bisogno alcuno da parte del governo di boicottare i referendum dell’8 e 9 giugno voluti dalla sinistra: per convincere gli italiani a disertare le urne bastano i testimonial scelti dalle opposizioni.
Guardando le foto e leggendo le dichiarazioni dei protagonisti scatta il riflesso condizionato di andare al mare, in montagna (a fare la Resistenza), di imbullonarsi al divano e financo di auto-imbottigliarsi in autostrada piuttosto di andare a votare favorendo così il pur difficilissimo raggiungimento del quorum, ossia il 50% più uno degli aventi diritto, circa 25 milioni di persone. Alle ultime elezioni politiche, per intenderci, i voti sono stati 28 milioni, ma suddivisi tra tutti i partiti, compresi quelli di centrodestra.
Comunque: uno dei principali testimonial della sinistra che piace alla gente che non piace è Patrick Zaki, lo studente egiziano che ormai ha 34 anni il quale quand’è stato riportato in Italia anche grazie al governo Meloni s’è guardato bene da ringraziare la Meloni, e però durante la presentazione del suo libro al Teatro Parenti di Milano (libro di Zaki, non della premier) ha ringraziato per la liberazione dalla detenzione il consigliere regionale del Pd Majorino, che fa parte del direttivo nazionale dem.
«Thanks, my friend Pierfrancesco...».
Fausto Bertinotti sotterra la sinistra: "Zero possibilità di rinascita"
"C’è qualche tentativo, generoso e importante, come i referendum e le tesi sul salario minimo, o alcun...Stavolta lo Zaki, totem della rossa Bologna e nel pantheon di Elly, brandisce un cartello con la scritta “Sì – referendum cittadinanza, figlie e figli d’Italia”. Lo scatto, va detto, non è degli ultimi giorni, e però sui social ha ricominciato a circolare vorticosamente, diffuso dai suoi sostenitori – ci sono anche quelli – ma soprattutto da chi spernacchia i promotori delle consultazioni, in questo caso quella che vorrebbe dimezzare da dieci a cinque gli anni per diventare italiano.
«Ora tocca a noi», è il messaggio che accompagna la foto pubblicata dell’icona dei progressisti, «bastano cinque minuti al seggio per tagliare cinque anni di ingiustizia.
Non restiamo indifferenti, questa è una battaglia per i diritti umani e l’uguaglianza. Facciamoci sentire, andiamo a votare “sì”».
L’altro straniero di lusso della formazione “cittadinanza facile” è Aboubakar Soumahoro - centravanti dagli stivali veloci - per il quale i cinque anni sono ancora troppi, e dunque il deputato ivoriano ha rilanciato, differenziandosi anche dagli ex padri putativi Bonelli e Fratoianni: «Ne bastano quattro». Chi offfre di meno?
Per Aboubakar «la richiesta della cittadinanza diventa possibile anche in presenza di un requisito reddituale o se in possesso di un attestato di frequenza a un corso universitario odi formazione professionale». Riccardo Magi (il capo di +Europa) è italiano, e pure le sue foto col cartello ricevono spernacchiamenti che è un piacere.
Il centrodestra invita i proprio elettori a non andare a votare, dal momento che un “no”, inevitabilmente minoritario, contribuirebbe solo ad aumentare il numero dei votanti, com’è logico. Sarebbe questo il boicottaggio, per la sinistra, e fa niente se in passato, da Fassino a Renzi passando per Fratoianni la sinistra abbia invitato a ripetizione a disertare i referendum: l’ultimo appello del Pd è del 2016 in occasione della consultazione sulle trivelle. Ora, per loro, non andare a votare è antidemocratico. Tornando al centrodestra, verso sera Noi Moderati ha comunicato che alle urne ci andrà: voterà “no”. Andiamo avanti. Sulla “cittadinanza” i 5Stelle non si sono espressi, il che è facilmente spiegabile: prima di passare nottetempo dalla Lega al Pd – oplà, meglio di Nino Castelnuovo che saltava la staccionata nello spot dell’Olio Cuore – i grillini avevano firmato i “decreti sicurezza” di Salvini. Inoltre la battaglia pro-immigrati è del Pd, a cui Conte non vuole accodarsi.
Sennonché la sinistra è divisa pure sul lavoro. Matteo Renzi è ripartito all’attacco: «Non mi stupiscono le posizioni di chi come Schlein e Landini è contro il Jobs Act esattamente come lo erano Meloni e Salvini. Mi colpiscono i miei amici riformisti del Pd cui la segreteria ha detto “o votate sì o non avete spazio nelle liste alle prossime elezioni”. Che bell’ambientino. Ci vorrebbe un altro bel testimonial. Aspettiamoci di tutto.