Papa Leone XIV non ha fatto nemmeno in tempo a indossarla, che già la sinistra lo tira perla mozzetta, nel tentativo disperato di farlo passare per la fotocopia - possibilmente un po’ sbiadita - del suo predecessore, Francesco. Ai commentatori dem, ancora in lacrime per la bocciatura dell’assai più gradito cardinale di Bologna Matteo Zuppi, non resta che provare a rifarsi sul nuovo Pontefice che, carica a parte, nelle sue prime parole e nei suoi primi gesti sembra aver inaugurato un regno assai diverso da quello di Bergoglio.
Così alla sinistra non resta che l’improbabile. Dai ringraziamenti accorati al suo predecessore- cosa peraltro piuttosto ovvia - a quelle parole «pace» e «ponti per il dialogo» che a sinistra hanno strumentalmente interpretato come segno di continuità con Papa Francesco. Un modo strabico di leggere la storia perché quei concetti, più che con il Papa argentino, sono in continuità con la bimillenaria storia della Chiesa. Per non parlare della retorica del Leone novello anti-Trump, pronto a ricacciare all’inferno quel diavolo di Donald e i suoi cattivissimi Maga. Eppure a leggere e ascoltare le dichiarazioni dei novelli cantori di Leone, qualche risata ce la siamo pure fatta. Corrado Formigli, nel suo video editoriale a Piazza Pulita, ha raggiunto vette notevoli. Leggete: «Dalla biografia e da quello che abbiamo ricostruito, mi piace più pensare che Leone XIV sia un messaggio particolarmente forte, innovativo. C’è l’America di Trump, l’America dei muri, l’America dei deportati in catene, l’America della riduzione dei diritti civili» e c’è poi «l’America di quei cardinali che si sono battuti per i diritti, per allargare lo sguardo, per costruire ponti. Prevost - sentenzia Formigli - è l’altra America, non è l’America di Donald Trump».
Addirittura Leone è «il primo pontefice americano che il conclave elegge per “sabotare” il progetto egemonico di questa nuova oligarchia americana, sabotarlo coi valori della cristianità». Per Tommaso Montanari, invece, lo schiaffo a Trump è stato linguistico, perché il Papa «ha parlato alla sua comunità nella lingua che Trump ha cancellato dal sito della Casa Bianca degradandola». Mica perché voleva ringraziare la comunità peruviana che lo ha accolto ed adottato per 20 anni, ma va la, l’ha fatto per indispettire il presidente Usa.
Leone XIV, una sinistra disperata s'intesta anche il nuovo Papa
La fumata bianca della Cappella Sistina coglie il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Mel...Non è stato da meno Marco Damilano nel suo editoriale sul Domani, nel quale si è spinto ad affermare che «la sua elezione è la vittoria finale di Papa Francesco», del quale «rivendica più volte l’eredità, la continuità». Anche il mondo della politica di sinistra non si è risparmiata e anche gli insospettabili Bonelli e Fratoianni si sono scoperti vaticanisti. Per il primo «Papa Leone XIV ha pronunciato parole nette sulla necessità della pace, mentre nel mondo si continuano a costruire muri, barriere, fili spinati»; per il secondo «leprime parole sono di speranza: pace disarmata e disarmante, è un programma significativo di questo tempo. Se questo è l’avvio lascia ben sperare».
Più cauto sul suo ruolo di anti-Trump: «Lo decideranno le scelte e le parole che ascolteremo». Da antologia anche l’ex direttore di Avvenire, oggi eurodeputato del Pd, Marco Tarquinio: «Attenti ai luoghi comuni, è il Papa delle Americhe, sia cittadino statunitense, che peruviano»; «era uno dei collaboratori più stretti di Francesco»; «Risentire il nuovo Leone che parla di pace disarmata e disarmante è un programma di lavoro che dovrebbe essere fatto proprio da tanta parte della politica»: «Sappiamo che c’è tutto un modo “Maga” che sta masticando molto amaro, ma quella è la banalità e la volgarità degli slogan che vengono da quelle parti». Pensate se Tarquinio avesse usato «luoghi comuni»... Il segretario Cgil Maurizio Landini - che ormai annoveriamo tra i politici - è stato colpito «positivamente» dal nuovo Papa «perché ha parlato di pace in continuità con le cose dette e fatte da Papa Bergoglio», e da Benedetto XVI e da Giovanni Paolo II eccetera, ma questo a Landini non diciamolo che poi ci rimane male. Chiudiamo la carrellata con un leggendario commento di Rosy Bindi. L’ex democristiana passata al Pd, si è detta addirittura «raggiante» per l’elezione del nuovo pontefice. E sapete perché? «Sono contenta che ora Trump non sarà l’americano più famoso in assoluto...». Amen.