Ora, l’iniziativa per la tregua in Ucraina è completamente in capo al leader del Cremlino Vladimir Putin. Lo sottolinea il ministro degli italiano, Antonio Tajani, in un lunedì segnato da una intensa agenda sul dossier. In mattinata, il capo della diplomazia ha partecipato a Londra al vertice nel cosiddetto formato Weimar+, che comprende, oltre all’Italia e all’Inghilterra, anche Francia, Germania, Polonia, Spagna e Unione Europea. Il pomeriggio, invece, Tajani è stato a Verona per un appuntamento propedeutico alla Conferenza italiana sulla ricostruzione dell’Ucraina, che si terrà a Roma il 10 e l’11 luglio. Nel centro scaligero sono arrivati circa 450 figure, tra amministratori locali, rappresentanti governativi, aziende italiane, ucraine e straniere. L’obiettivo è arrivare a una ripartenza del sistema territoriale del Paese invaso dalla Russia.
PIANO D’AZIONE
Il punto di partenza è quello lanciato dal vertice dei cosiddetti “volenterosi” di sabato, su cui c’è l’avallo pieno del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump: cessate il fuoco di 30 giorni e colloqui diretti tra Russia e Ucraina. Colloqui che dovrebbero svolgersi in Turchia. Se il Cremlino in un primo momento pareva aver aperto, i bombardamenti successivi hanno di fatto peggiorato la situazione, per quanto si continui a confidare nello spiraglio. «Tutta la responsabilità oggi è nelle mani di Putin», ha affermato Tajani a margine della riunione londinese, ribadendo, «l’impegno di tutti noi per arrivare alla Pace». E ha aggiunto: «Mi auguro che Mosca riconosca la disponibilità di Zelensky» per il negoziato diretto. Per quanto gli attacchi dell’altra notte rappresentino «segnali non rassicuranti», il ministro degli Esteri si è definito «un po’ meno pessimista del passato». Il requisito rimane quello del summit ibrido di sabato: «Deve esserci un cessate il fuoco di almeno 30 giorni». L’assunto è logico: «Non si possono fare trattative serie mentre si combatte o mentre Putin per cerca di utilizzarle per occupare nuovi territori». E ancora, ha affermato, «noi sosteniamo l’Ucraina non solo perché è candidata all’UE, ma anche perché difendiamo il diritto internazionale». Il concetto viene ribadito dal Ministro degli Esteri anche dopo il summit di Verona incentrato sulla ricostruzione. Ha ribadito che dal vertice londinese è emersa «convergenza totale di cinque grandi Paesi sul sostegno all’Ucraina». Su cui non c’è alcun cedimento: «L’Italia- ha spiegato- invierà a breve l’undicesimo pacchetto di aiuti militari, abbiamo firmato pochi giorni fa la lettera con il ministro Crosetto e il ministro Giorgetti. Andiamo avanti perché finché non si arriva alla pace bisogna sostenere l’Ucraina, che non può cedere di fronte a un Paese più grande e più armato, solo perché ha il “capriccio” di invadere parti dell’Ucraina».
Quel legame fra Donald e Leone
La storia ha sempre un suo disegno, ciò che appare come una carambola di fatti indipendenti, alla fine trova un s...ALTRE SANZIONI
E sull’atteggiamento della Russia ha sottolineato: «Se non vuol procedere verso la Pace, saremmo costretti a infliggere altre sanzioni. Io non voglio mai adottare una linea dura, però quando di fronte c’è un interlocutore che ha violato il diritto internazionale e non sembra voler accettare molte buone proposte, quelle americane ma anche le proposte che fanno gli europei, mi sembra che non voglia seguire un percorso che porti alla pace». E ha richiamato alle parole del nuovo Pontefice: «Mi auguro che sia ascoltato. Tutti i Papi parlano di pace, non c’è un Papa che non lo fa. Francesco parlava di pace, Papa Leone XIV parla di pace. Ci riconosciamo pienamente in quel che ha detto parlando ai fedeli». Quanto alla ricostruzione dell’Ucraina il ministro degli Esteri ha evidenziato il ruolo che potranno assumere nel percorso: «Vogliamo che siano protagoniste assieme agli enti locali, con investimenti e opportunità. La ricostruzione è un messaggio politico ed economico all’Ucraina ma anche un’opportunità per le imprese coinvolte. La risposta del sistema Italia è stata, finora, altissima».