Leone XIV è pronto a ospitare in Vaticano i negoziati di pace tra Ucraina e Russia. Glielo ha chiesto ieri Giorgia Meloni, in una telefonata che aveva concordato con altri leader europei. L’“incarico” alla premier è nato durante il colloquio che lunedì lei stessa- assieme a Volodymyr Zelensky, Ursula von der Leyen, Emmanuel Macron, Friedrich Merz e il finlandese Alexander Stubb - ha avuto con Donald Trump, dopo che il presidente americano si era confrontato con Vladimir Putin. Durante quella discussione, spiegano a palazzo Chigi, è stato chiesto a Meloni «di verificare la disponibilità della Santa Sede a ospitare i negoziati». La presidente del consiglio lo ha fatto, e nella serata di ieri ha reso noto di avere trovato nel pontefice «conferma della disponibilità ad accogliere in Vaticano i prossimi colloqui tra le parti». Meloni ha quindi espresso «profonda gratitudine per l’apertura di Papa Leone XIV e per il suo incessante impegno a favore della pace».
Sempre ieri, la premier ha avuto anche un nuovo colloquio con Zelensky, von der Leyen, Macron e il britannico Starmer. Dalla presidenza del consiglio riferiscono che «è stato concordato di mantenere uno stretto coordinamento tra i partner in vista di un nuovo round di negoziati finalizzato a un cessate il fuoco e a un accordo di pace». Poco prima, il leader ucraino aveva spiegato che «l’Italia sostiene tutti gli sforzi volti a raggiungere una pace autentica», lasciando intendere che il governo di Roma, in questa fase, sta svolgendo un ruolo cruciale.
È la conferma che esistono due universi paralleli, con poco o nulla in comune. Uno è quello descritto dai nove decimi della stampa italiana, ideologicamente allineati all’opposizione, nel quale Giorgia Meloni e il suo governo sono sempre più isolati sullo scenario internazionale. L’altro è l’universo dei media del resto del mondo democratico, in cui avviene l’opposto. L’ultimo esempio arriva da quello che è forse il più serio quotidiano europeo, il Times di Londra, 240 annidi storia alle spalle, che ieri ha dedicato il titolo più visibile della prima pagina proprio alla presidente del consiglio italiana: «Mad about Meloni. Why leaders fall for her».
Ossia: «Pazzi per Meloni. Perché i leader cadono ai suoi piedi».
A corredo di un lungo articolo, fotografie di lei mentre si abbraccia o sorride con Trump, Starmer, Vance, Rama e persino Macron (l’unico col quale l’espressione di lei rimane seria, si scambiano un bacio dovuto, di simpatia e divertimento nemmeno l’ombra). «Molti leader mondiali», spiega la titolazione, stanno sgomitando per avvicinarsi al primo ministro italiano». Non proprio il ritratto di un leader all’angolo. Il tono è leggero, ma l’argomento è la politica. «Gli abbracci di Meloni, il tenersi per mano e i momenti esilaranti con gli uomini più potenti del mondo stanno diventando de rigueur», ossia una prassi consolidata, scrive il Times.
Per gli inglesi una leader italiana che ha la battuta pronta con i colleghi maschi, mostra «familiarità fisica» con capi di governo come l’indiano Narendra Modi e lo stesso Keir Starmer, al quale toglie ogni possibilità di creare in territorio albanese centri di rimpatrio per gli immigrati respinti da Londra («il cuore di Edi Rama era già preso»), è oggetto di curiosità e ammirazione. Anche perché rivela al di là della Manica l’efficacia dell’umorismo romano (così distante da quello britannico), che ha «la capacità di sgonfiare l’ipocrisia e la pomposità del potere con una battuta pungente: qualcosa che ha a che fare con il vivere da secoli accanto al Vaticano».
«Forse Meloni», commenta il Times, «sta seguendo le orme di Margaret Thatcher, nota per saper mettere da parte la sua immagine di ferro e scherzare con i leader maschili». O forse, ammette, non è un atteggiamento che riserva solo a questi ultimi, visto il rapporto forte che ha costruito con von der Leyen e che non tutti gli uomini ricevono lo stesso trattamento, come mostra la relazione con Macron. Concetti confermati proprio ieri da J.D. Vance, fresco di viaggio ufficiale a Roma, in un’intervista al network Nbc.
Il vicepresidente americano racconta che un leader che lui e Trump hanno «sempre considerato un vero ponte utile tra gli Stati Uniti e l’Europa è Meloni». La quale, spiega, possiede due qualità importanti in diplomazia. La prima è che è «un’ascoltatrice davvero eccezionale. Se due persone sono in forte disaccordo su qualcosa, lei cerca di capire il punto di vista di entrambe, ed è talmente perspicace e acuta da riuscirci davvero». La seconda è che Meloni «è straordinariamente diretta» e in questo, nota Vance, gli ricorda un po’ sua moglie Usha: «È capace di comunicare un messaggio molto schietto senza risultare offensiva. Saper essere diretti con qualcuno senza metterlo sulla difensiva è un talento raro». È in questo contesto, di sintonia con la grandissima parte dei leader occidentali con cui “lavora”, che Meloni si sta muovendo nella partita per le trattative di pace in Ucraina. Un ruolo che potrebbe essere solo agli inizi, se davvero in Vaticano iniziassero i colloqui auspicati da Trump e da Leone XIV.