"Elezioni anticipate? Spero di sì": la leader del Pd Elly Schlein lo ha detto al Festival dell'economia di Trento, aggiungendo poi che "siamo pronti, preparati, assolutamente competitivi, la partita è già aperta. Veniamo da elezioni amministrative molto importanti, sono stata ieri a Genova da Silvia Salis, il giorno prima ad Assisi e questa sera sarò a Ravenna. Tutte le forze alternative alle destre unite attorno ad un programma concreto che parla di prossimità. Stiamo già dimostrando nelle città che governiamo che siamo in grado di andare d'accordo. Siamo testardamente unitari perché il nostro avversario è la destra".
Un auspicio che è quasi impossibile si trasformi in realtà, stando almeno agli ultimi sondaggi. Nelle rilevazioni in cui non cala, infatti, il Pd risulta immobile. Nell'ultima Supermedia di Agi/Youtrend, per esempio, i dem hanno perso lo 0,1% dei consensi in due settimane e si sono portati così al 22%. Enorme la distanza col primo partito del Paese, Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, che invece si attesta al 30%. Non si capisce, quindi, su quali basi la leader dem speri nel voto anticipato.
Nel mirino della segretaria, poi, ci sono finiti il governo Meloni e la scelta della premier di non partecipare in presenza al vertice dei "Volenterosi": "Ll'Italia è rimasta in panchina e questo è un danno per il nostro Paese. Non vuol dire che a quel tavolo non si possano avere posizioni anche differenziate tant'è che anche noi siamo cauti su quali garanzie di sicurezza si possono fornire, soprattutto se manca una cornice delle Nazioni unite. Ma non c'è dubbio che è lì che bisogna discuterne. Non è un motivo per non sedersi a quel tavolo". Sulla guerra in Ucraina, in particolare, ha sottolineato: "Dove si parla di un cessate fuoco e di un negoziato per una pace giusta l'Italia deve stare in prima fila, poi si possono fare i distinguo che servono. Per questo siamo felici del fatto che la Meloni ci ha dato ragione partecipando alle successive chiamate con i leader europei e con Trump".