La parola fine alla segreteria di Elly Schlein non la metteranno forse gli elettori del Pd e del centrosinistra, ma qualche dirigente o ex dirigente di primaria importanza dietro le quinte. Che aria tira dalle parti del Nazareno, non proprio leggerissima, lo fa capire Luigi Zanda, esponente di spicco dei democratici, in una intervista a La Stampa molto critica con la leader e uscita alla vigilia delle importanti elezioni amministrative che vedono la presunta, fragile coalizione progressista messa alla prova soprattutto a Genova e a Ravenna. Un tempismo sospetto, per così dire.
"In questi ultimi due anni il Pd è sempre meno partito e sempre più movimento. Ma i movimenti non sono mai stati chiari in politica, soprattutto in politica estera - sottolinea Zanda - sono formazioni leaderistiche che parlano per slogan e hanno difficoltà a spiegare le cose che promettono, pensano più ai social, ai talk show e non a come governare il proprio paese".
Elly Schlein è in fuga dalla realtà
La cronaca politica a volte è semplice, squarcia il velo di Palazzo, si condensa in un’immagine. Qui l&rsqu...Schlein, stigmatizza, "non ha alcuna opposizione interna, nel gruppo dirigente ci sono solo fedelissimi. Sarà lei a fare le liste elettorali e così chiuderà il cerchio", aggiunge. "Il Pd sta combattendo la sua guerra politica per cacciare da Palazzo Chigi Giorgia Meloni e fa bene. Ma la segretaria dovrebbe anche mostrare di avere attitudine a governare l'Italia e sinora, soprattutto per la politica estera, questa attitudine non si è vista. A una opposizione che vuole governare non basta opporsi, deve anche rassicurare il Paese che saprebbe fare meglio di chi sta governando ora".
"Ora - prosegue - leggo che nel 2026 si potrebbe celebrare il congresso per rieleggere la sua segretaria. Mi sembra un risultato scontato visto le posizioni accomodanti dell'opposizione interna. Sarebbe molto più utile un congresso tematico proprio sulla politica estera e sulla linea politica del partito. Perché la vera questione di fondo è proprio la politica estera".
"Tra Schlein e Palazzo Chigi non ci sono di mezzo solo i voti da conquistare - conclude Zanda -, ma anche Giuseppe Conte che è politicamente molto ambiguo. Diciamo che il suo avversario politico è Meloni ma il suo nemico è Conte. È il leader 5 stelle che vuole sbarrarle la strada per Palazzo Chigi e lei subisce le prepotenze politiche di Conte ripetendo di essere testardamente unitaria. Francamente non mi sembra una buona tattica".