Sergio Mattarella, il fango di Amnesty perché sta con la polizia

Il presidente della Repubblica riceve al Quirinale il capo della Polizia, Vittorio Pisani, per ribadire il sostegno del Colle alle Forze dell'Ordine
sabato 31 maggio 2025
Sergio Mattarella, il fango di Amnesty perché sta con la polizia
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Sul sito di Amnesty International sono ben visibili le campagne sul tema “Polizia”: la richiesta di apporre, sui caschi degli agenti in servizio di ordine pubblico, i codici identificativi, e quella contro «l’uso diffuso e improprio di dispositivi a scarica elettrica», come ad esempio il Taser. Così non sorprende che ieri Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, in controtendenza si sia schierato - nel giorno in cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riceve al Quirinale il capo della Polizia, Vittorio Pisani, per ribadire il sostegno del Colle alle Forze di polizia - con il Consiglio d’Europa, che l’altro ieri ha di nuovo invitato il governo a indagare sulla «pratica di profilazione razziale da parte delle Forze dell’ordine».

Interpellato dall’Adn Kronos, Noury si è schierato a fianco della commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri), responsabile del discusso report sui nostri agenti. «Anziché ricorrere addirittura a espressioni di scherno, i nostri rappresentanti istituzionali dovrebbero mostrare rispetto per gli organismi internazionali che si occupano di diritti umani: dunque, apprezzare la segnalazione del Consiglio d’Europa e riconoscere che anche in Italia, come in altri Stati europei, c’è da tempo un problema di discriminazione, la profilazione razziale da parte delle Forze di polizia». Insomma, fa bene l’Ecri a mettere nel mirino i poliziotti e i carabinieri italiani: «La profilazione razziale colpisce persone vulnerabili, non cittadine (e questo è un altro motivo per votare sì al referendum sulla cittadinanza) e appartenenti a minoranze, verso le quali si applica una presunzione di criminalità o “minacciosità”. Un problema di violazione dei diritti umani da affrontare».

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Un affondo che non passa inosservato dalle parti della maggioranza, dove ieri proprio sul documento del Consiglio d’Europa si è aperta una polemica con l’opposizione dopo la tregua di mercoledì. «Le parole di Amnesty International sconfessano il Partito democratico confermando quanto denunciato ieri (mercoledì, ndr) da Fratelli d’Italia: l’attacco alle nostre Forze dell’ordine è reale, ideologico e profondamente ingiusto», osserva Elisabetta Gardini, vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. «Ora sappiamo da dove venivano le notizie infondate...», tira le somme Lucio Malan, capogruppo di Fdi al Senato.

Tranchant il vicepremier Matteo Salvini: per il leader della Lega, il Consiglio d’Europa è «un altro ente inutile che costa ai cittadini italiani e europei per produrre in cambio cazzate, perché quello della polizia italiana razzista è una cazzata, come dicono a Oxford. Gli estensori di questa cazzata si dovrebbero vergognare». Le accuse alle Forze dell’ordine hanno spinto Fratelli d’Italia, ieri, a proporre la stesura di una mozione «per rispondere alle illazioni» del Consiglio d’Europa. Peccato, denuncia Galeazzo Bignami, capogruppo meloniano a Montecitorio, che i gruppi del centrosinistra non abbiano aderito alla proposta di «votare insieme un documento unanime». Così Fratelli d’Italia, a nome della maggioranza, in conferenze dei capigruppo ha chiesto l’inserimento in calendario, nel mese di giugno (sarà martedì 10), della discussione e dell’esame di una mozione sul «rapporto della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri), emanazione del Consiglio d’Europa».

«Non vogliamo fare polemica, ma spiace che l’occasione non sia stata colta», ha aggiunto Bignami, che tuttavia ha rimandato tutto alla discussione a Montecitorio: «Non disperiamo e auspichiamo che si possa condividere un testo in Aula». Da Avs arriva la replica di Luana Zanella, capogruppo a Montecitorio: «Non si usano le istituzioni per la propaganda politica. A Fratelli d’Italia non interessa una valutazione di merito, solo attaccare l’organismo europeo e noi non ci stiamo».

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