Meloni chiara con Macron: convergenza Roma-Parigi

Tre ore a Palazzo Chigi: "Incrollabile sostegno a Kiev", impegno per una Ue "più sovrana e forte". Così Giorgia rilancia i rapporti con il francese. Prossimo bilaterale nel 2026
di Fausto Cariotimercoledì 4 giugno 2025
 Meloni chiara con Macron: convergenza Roma-Parigi
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Pace fatta, tutto risolto? Lo diranno i prossimi appuntamenti europei, ma intanto è tregua. Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron hanno discusso a lungo (molto a lungo, assai più di quanto i loro staff avessero previsto) e si sono chiariti. Non siamo alla simpatia reciproca che lega la premier a personaggi come Donald Trump e l’argentino Javier Milei: quella, con Macron, non sboccerà mai. Ma i possibili livelli di intesa tra i leader di due Paesi vicini e accomunati da tanti interessi sono molti, e ieri più di uno è stato scalato. È interesse anche del presidente francese, che proprio per questo aveva cercato l’incontro con Meloni, il leader europeo che ha il rapporto migliore con Trump.

I due hanno mostrato impegno sin dall’inizio, anche nella scenografia. Quando Macron è arrivato nel cortile d’onore di palazzo Chigi, tra lui e la padrona di casa c’è stato uno scambio di baci. E ovviamente sorrisi dinanzi alle telecamere e tutto ciò che può essere utile a dare l’idea di un nuovo capitolo. Poi, dopo la Marsigliese e l’inno di Mameli, sono saliti al primo piano del palazzo, nel salottino della premier, per il tête-à-tête.

Non è stata un’operazione d’immagine, però. Il colloquio riservato è durato tre ore, prima di passare alla cena di lavoro allargata alle due delegazioni, e a quanto si è appreso lei è voluta andare a fondo su ogni argomento. Dal canto suo Macron, come avevano fatto sapere dall’Eliseo, teneva molto a raggiungere un’intesa sull’«essenziale», ossia sulle pressioni alla Russia e l’aiuto all’Ucraina, prima del vertice dei leader del G7 che inizierà a Kananaskis, in Canada, il 15 giugno, al quale parteciperà Trump.

Proprio su questo tema, le relazioni tra loro, a metà maggio, avevano toccato il punto più basso, dopo che Meloni non aveva partecipato alla telefonata collettiva a Trump da parte del gruppetto dei «volenterosi» per l’Ucraina, organizzata da Macron a margine del vertice di Tirana. Ora che ogni possibilità di mandare soldati europei a Kiev è stata esclusa anche da Macron (netto, secondo fonti diplomatiche, sarebbe stato il «nein» di Merz), il presidente francese ha bisogno di trovare una formula diversa, che magari, al vertice G7, possa trovare il consenso e il coinvolgimento degli Stati Uniti. Così ha chiesto di venire a Roma per incontrare Meloni, preceduto dai messaggi distensivi spediti dall’Eliseo: l’Italia è «un partner importante» con «un ruolo cruciale da svolgere nel processo decisionale europeo», in particolare riguardo al conflitto ucraino.

Il comunicato congiunto diffuso al termine dell’incontro non entra nei dettagli e dice poco della loro conversazione. Però cuce, almeno ufficialmente, tutte le ferite.
Italia e Francia s’impegnano a «rafforzare il loro impegno comune per un’Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto orientata alla pace e capace di difendere i propri interessi e di proteggere i propri cittadini». I due governi s’impegnano a garantire un «sostegno incrollabile e senza esitazioni» all’Ucraina, ritenuto «ancora più necessario per raggiungere una soluzione equa e duratura», e si preparano a «un ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea», sia in termini di investimenti che di sostegno all’industria e alla tecnologia.

Hanno parlato di Libia, dove Roma e Parigi giocano in competizione sostenendo due governi diversi, e di Medio Oriente, e si sono ripromessi di «coordinare le proprie posizioni in tema di relazioni transatlantiche, nonché sulla sicurezza economica e commerciale dell’Unione Europea». Questa amicizia ritrovata culminerà in un nuovo vertice bilaterale, che si terrà in Francia all’inizio del 2026. In quell’occasione sarà aggiornato il programma di lavoro «che specifica gli obiettivi della cooperazione bilaterale previsti dal Trattato del Quirinale, entrato in vigore nel 2023». Un rilancio in piena regola delle relazioni italo-francesi, insomma.

Prima di Macron, Meloni ha incontrato il primo ministro slovacco, Robert Fico, uno dei leader Ue più vicini a Vladimir Putin. Il succo del confronto è nel comunicato congiunto diffuso al termine del colloquio, i cui passaggi chiave riguardano il controllo dell’immigrazione illegale e l’energia. Quanto al primo, la Slovacchia garantisce «il proprio sostegno alle posizioni italiane nel quadro della causa pregiudiziale presso la Corte di giustizia dell’Unione europea sul concetto di Paese di origine sicuro». Entrambe le nazioni, poi, ritengono necessarie «soluzioni innovative come quella che l’Italia ha lanciato con l’Albania». Quanto all’energia, i due leader guardano con favore a «sviluppo e costruzione di reattori nucleari avanzati di quarta generazione». Proprio per costruire quattro di questi reattori in Slovacchia, la società italiana Newcleo ha firmato un accordo con la slovacca Javys.