L’ex direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, dovrebbe saperlo: c’è sempre uno più puro che ti epura. E così il vecchio giornalista, oggi sindaco di Castellammare di Stabia (l’ex Stalingrado del Sud, in provincia di Napoli), ha assaggiato il “fuoco amico”. A sparare è stato il compagno dem Sandro Ruotolo, europarlamentare ed esponente di spicco dell’antimafia mediatica, che ha trasformato una festa sportiva in una faida a sinistra. Tutto è cominciato con una celebrazione pensata per la Juve Stabia, vicina alla promozione in Serie A. Ma la serata in villa comunale è degenerata in uno sconcertante remake di Quei bravi ragazzi. La festa era ufficiale, organizzata dal Comune, presidiata da forze dell’ordine, con tanto di palco per premiare i protagonisti della squadra. Il primo cittadino Vicinanza era lì, tra sorrisi e strette di mano. Finché, nel momento più innocuo — la consegna di una targa a Leonardo Candellone da parte della “Curva Sud” — si sono materializzati loro: gli intoccabili. Michele Lucarelli, noto alle cronache per traffici di droga; Raffaele Di Somma, alias ’o Ninnillo, storico boss del centro antico appena uscito da vent’anni di carcere; Giovanni Imparato, ras del rione Savorito. I tre, accolti senza apparente filtro, sono saliti sul podio e hanno donato la targa con su scritto in pessimo italiano: «Comunque è andata, grazie per questa splendida annata». Applausi, flash, poi il sipario.
Sandro Ruotolo non ha aspettato nemmeno l’alba per lanciare la sua bordata: «Una vergogna per lo sport e per la città», ha scritto sui social, denunciando la presenza «di noti camorristi, pusher ed elementi riconducibili ai clan stabiesi». Il compagno Sandro, che a Castellammare ricopre pure l'incarico di consigliere comunale, ha parlato di «scempio civile, morale e politico» e posto a Vicinanza & Co. una domanda che suona come un ultimatum: «Da che parte state?». La fascia tricolore ha rintuzzato gli attacchi e, più che indignarsi per i boss sul palco, è apparso infastidito dal clamore suscitato dal suo collega Pd, che non ha nemmeno ringraziato per la segnalazione. «L’amministrazione prende le distanze da quanto accaduto e chiede di indagare», ha spiegato con tono istituzionale. Ma poi ha aggiunto, velenoso: «Non possiamo permettere che un singolo episodio macchi una festa vissuta con entusiasmo da tutta la comunità». Tradotto: Ruotolo ha esagerato. Già in passato, quando un familiare di un consigliere di sinistra era finito in manette per camorra, Vicinanza aveva rispedito al mittente le critiche interne, rivendicando «atti concreti» contro le cosche.
Paolo Gentiloni, quello strano silenzio sul voto
Che farà Paolo Gentiloni l’8 e 9 giugno prossimi? Andrà a votare ai 4 referendum lanciati dalla Cgil...In questo “pallone avvelenato” non poteva mancare il centrodestra, che nella scorsa consiliatura ha subito lo scioglimento per sospette infiltrazioni camorristiche. Ma oggi, da opposizione, si riprende la scena con cinismo perfetto, chiedendo al Governo l’invio degli 007 della Prefettura per una indagine più approfondita. D'altronde, i fatti sono lì, in una foto: la camorra da passerella che premia l’attaccante, lo Stato che assiste, la curva che sorride, tutti che applaudono. I clan hanno fatto gol. Attacca pure Catello Maresca, ex pm antimafia e consulente della commissione parlamentare sulle questioni regionali: «Un’amministrazione dovrebbe avere il massimo della cautela», afferma, sottolineando l’urgenza di una selezione rigida anche tra i semplici supporters che chiedono di salire su una tribunetta. Perché Castellammare non è una città qualunque: è un laboratorio permanente di convivenza, complicità o conflitto tra potere legale e potere criminale. Maresca va oltre. Parla di «segnali allarmanti» e ipotizza che «potrebbero sussistere i presupposti per una nuova commissione d’accesso». Il caso di Castellammare diventa così emblema di un corto circuito che dilania il Pd: mentre a Roma si pontifica sull’etica della politica, a Castellammare il sindaco giornalista, che un tempo firmava inchieste contro il potere corrotto, oggi si ritrova a giustificare una foto con i malacarne locali come se fosse una svista.