Giovanna Melandri candidata a sua insaputa: "Cos'ho firmato"

di Daniela Mastromatteidomenica 15 giugno 2025
Giovanna Melandri candidata a sua insaputa: "Cos'ho firmato"
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Appena quaranta voti e l’ex ministra della Cultura, Giovanna Melandri, non viene eletta alle elezioni dei rappresentanti dei soci nell’Assemblea nazionale di Casagit la cassa di assistenza sanitaria dei giornalisti italiani per il “fondo adesione individuale”. Ma la vera notizia non è questa.

È che l’ex presidente del Maxxi, intellettuale simbolo dei progressisti negli anni 2000, quando la sinistra cercava un equilibrio tra idealismo sociale e pragmatismo riformista, ha negato di essersi candidata, nonostante il suo nome fosse votabile sulla piattaforma elettronica di Casagit. E ha spiegato così l’accaduto: «A quanto pare la mia assistente si è confusa, pensava di aver compilato un modulo per il rimborso di spese mediche.

Invece ha inviato una candidatura alle elezioni». Colpa dell’assistente, dunque. Anche se non si spiega come sia stato possibile confondersi con due moduli diametralmente diversi. Da una parte si indicano le spese sanitarie e si allegano visite specialistiche e fatture. Dall’altra si esprime la volontà di candidarsi a un organo statutario. Speriamo che da ministra delle Politiche giovanili e le attività sportive nel governo Prodi e successivamente da ministra per i Beni e le attività culturali sotto il governo D’Alema non abbia mai firmato nulla così distrattamente. Candidata a sua insaputa, ma pur sempre candidata, a questo punto la domanda nasce spontanea: durante la campagna elettorale, andata avanti per alcune settimane, come è possibile che nessuno tra le migliaia di giornalisti l’abbia mai contattata con una mail, una telefonata, un messaggio via WhatsApp per domandarle. Eppure quaranta voti li ha presi. Da chi è stata votata la Melandri?

Il Foglio ha evidenziato un certo scetticismo nell’area progressista: molti ritengono che l’episodio abbia un sapore “kafkiano”, un esempio di disconnessione tra le leadership politiche e le loro azioni concrete. «C’è chi dice che Melandri sapeva benissimo di essere candidata, che la candidatura serviva a conquistare un posto in più in assemblea a una “certa corrente interna” che aveva insistito con lei, ma che forse poi s’era pentita di aver speso il suo nome così conosciuto per una battaglia così piccola come la Casagit», scrive il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara.

Qualcun altro nel partito di Elly Schlein insinua che la candidatura, seppur inconsapevole, possa essere stata manovrata da qualche cordata sfruttando il nome e la popolarità di Melandri per piazzarla all’interno della mutua dei giornalisti. Una manovra tra il surreale e l’ambiguo. Da figura autorevole e competente per il centrosinistra, l’ex ministro ora si ritrova in un intrigo, dove è difficile distinguere un errore genuino da un inciucio politico istituzionale. Perderà credibilità? Perla sua nomina a presidente del Maxxi fu accusata di essersi “autonominata” beneficiando di un sistema chiuso di scelte politiche nel settore culturale. E criticata poi per gli stipendi dei vertici e la gestione di alcune risorse. Tutto si dimentica.

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