La guerra in Iran ha rinvigorito il campo largo in versione stretta, ossia la triade Pd-Avs-M5s. Peraltro la stessa che aveva promosso e organizzato la manifestazione a piazza San Giovanni in difesa di Gaza. Uniti nella critica a Israele e al premier Benjamin Netanyahu, definito «criminale», «esportatore di democrazia con le bombe», «aggressore» di un «Paese sovrano», «cinico», «criminale di guerra», protagonista di un’«aggressione arbitraria». Accenti simili che uniscono i tre partiti. Ed è una notizia. E se due indizi fanno una prova, possiamo dire che il nocciolo trainante del centrosinistra si cementa in politica estera attorno a una linea spostata a sinistra. A scapito dell’ala riformista che, anche in questo frangente, ha accenti diversi.
Le parole più dure sono arrivate dal M5S: «Sono mesi», ha detto la vicepresidente Chiara Appendino, «che Trump, l’Europa e Meloni danno copertura politica alle azioni criminali di Netanyahu. E ora stiamo assistendo a una ennesima vergogna: il blocco occidentale che con la sua propaganda bellicista sta provando a trasformare un genocida criminale di guerra in un portatore di libertà ed esportatore di democrazia. Siamo oltre la decenza». Quindi ha accusato Meloni di non toccare «palla», di non dettare «la linea» e di subire «Trump che è zerbino di Netanyahu». Un attacco che seguiva quello lanciato dai capigruppo M5S delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, Marco Pellegrini e Bruno Marton, e dal capogruppo m5s della Commissione Politiche Ue del Senato, Pietro Lorefice, che hanno accusato i leader del G7 di «doppia morale», perché hanno sostenuto «Israele nella guerra preventiva all’Iran, riconoscendo il suo diritto di difendersi», appoggiando «un’aggressione militare contro uno Stato sovrano per neutralizzare una minaccia», ma è «la stessa giustificazione usata da Putin per la sua aggressione illegale contro l’Ucraina». Doppia morale a cui si aggiungerebbe la contraddizione che «mentre l’atomica iraniana è solo una possibilità», Israele «dispone di almeno 90 testate nucleari». Conclusione: «Il vero governo canaglia» è «quello estremista e criminale di Netanyahu».
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E una critica al governo di Israele altrettanto forte arriva da Angelo Bonelli di Avs: «L’Iran è un regime autoritario che da decenni viola i diritti umani, reprime le donne, imprigiona intellettuali e oppositori. Nessuno lo nega. Ma la fine di una dittatura non può avvenire con le bombe. La storia ce lo insegna: in Afghanistan, in Iraq, in Libia le guerre hanno lasciato solo macerie, destabilizzazione e nuove dittature». Una riflessione simile arriva dal Pd: «Tutte le volte che il cosiddetto Occidente ha tentato di esportare la democrazia o ribaltare regimi autoritari con i bombardamenti i risultati sono stati disastrosi», ha detto ieri Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. E ha citato l’Iraq, l’Afghanistan, la Siria, la Libia. Fino a concludere che «l’aggressione arbitraria nei confronti del regime totalitario di Khamenei voluta dello stesso Netanyahu non solo destabilizza ulteriormente il Medio Oriente, ma rischia di ricompattare la società iraniana».