Pd, quali idee ormai vi distinguono dai gruppettari compagni di Avs?

Una domanda ai dem: ma quindi, alla fin della fiera, ad oggi dove si trova la differenza politica tra voi e la banda Bonelli-Fratoianni?
di Daniele Capezzonemercoledì 18 giugno 2025
Pd, quali idee ormai vi distinguono dai gruppettari compagni di Avs?
3' di lettura

Ma quindi, alla fine della fiera, qual è oggi la differenza politica tra Pd e Avs? Qual è l’elemento di distinzione tra il partito di Elly Schlein e l’alleanza elettorale di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli? Me lo chiedo senza polemica e senza asprezza, starei per dire quasi con curiosità puramente politologica. Infatti, in un sistema politico basato su coalizioni tra partiti differenti, razionalità impone che ciascuno - a prescindere dal consenso e dalla momentanea dimensione dei vari soggetti politici - porti una connotazione specifica e distinguibile. Certamente compatibile e auspicabilmente complementare con le altre forze con cui ci si propone di realizzare l’alleanza: ma di sicuro una connotazione originale e ben riconoscibile.

Qualunque cosa si pensi del centrodestra, da quelle parti funziona esattamente così. Nella storia i voti possono andare e venire, e anche transitare momentaneamente da un partito all’altro, ma alcune connotazioni di Fratelli d’Italia, della Lega e di Forza Italia restano visibilmente diverse. Dalla politica estera all’economia, dal rapporto tra stato centrale e autonomie territoriali, le tre liste di centrodestra stanno e staranno insieme, con elettori ultrasimpatetici e non di rado intercambiabili, ma con identità orgogliosamente riconoscibili. Al punto che lo ricorderanno tutti - il tentativo di dare vita al Pdl come partito unitario che doveva fondere Forza Italia e l’allora Alleanza Nazionale naufragò ben presto. La Lega si mantenne comprensibilmente distinta dal progetto, e alla fine le identità dei due soggetti contraenti riemersero in modo piuttosto visibile, anche al di là dell’aspra contesa personale tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.

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Simmetricamente, anche nel centrosinistra in teoria le differenze dovrebbero esserci. Il Pd - originariamente - come fusione di Pds (poi Ds) e Margherita, quindi come tenda capace di unire in una chiave riformista gli esponenti dell’ex tradizione comunista e del cattolicesimo sociale. Poi i grillini a rappresentare la componente populista e anti-sistema, e Avs chiamata a dare voce a un’ala più di sinistra e movimentista. Lascio da parte il tema delle componenti più centriste (Renzi, Calenda, ecc) che hanno sempre avuto un atteggiamento maggiormente dialettico: a volte di adesione alla coalizione, altre volte di marcato dissenso.
E invece? E invece sfido chiunque - oggi - a trovare una differenza significativa tra Pd e Avs, tra la “linea Schlein” e la linea “Bonelli-Fratoianni”, ormai reciprocamente intercambiabili. In politica estera? Nemmeno una sfumatura di diversità: sparacchiano contro Trump e Netanyahu, aderiscono alle medesime manifestazioni (vedi quella del prossimo weekend), con le stesse parole d’ordine. Senza alcuna volontà o capacità del Pd di distinguersi. In economia? Stessa deriva: analizzando anche le proposte di legge o gli emendamenti avanzati da deputati e senatori dei due gruppi, siamo sempre lì. Intercambiabilità assoluta. Giustizia?

Pure lì trovare una differenza è come cercare il proverbiale ago nel pagliaio. Al massimo, si potrebbe sostenere che dentro il Pd è rimasta una “riserva indiana” di riformisti. Ma il solo fatto di descriverli come una “riserva indiana”, appunto, ne certifica la condizione: una componente ristretta, isolata, politicamente sottomessa e a costante rischio di estinzione un po’ come la foca monaca. Ogni tanto tirano fuori il capino per marcare un microdissenso, e vengono regolarmente bastonati dalle guardie rosse schleiniane. E allora ecco la mia semplice richiesta: compagni del Pd, siete così gentili da spiegarci cosa vi rende diversi dall’alleanza gruppettara rossoverde? Domandare è lecito, rispondere è cortesia.

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