Il colpo basso dei dem alla figlia di Giorgia

Il problema peggiore è senza dubbio la sinistra. Che a corto di argomenti, e composta da un’umanità piccola e retrograda, ha preso l’abitudine di insinuarsi nella vita privata del presidente del consiglio
di Simona Bertuzzivenerdì 20 giugno 2025
Il colpo basso dei dem alla figlia di Giorgia
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Ginevra, 9 anni e una cascata di capelli biondi arricciati attorno allo sguardo amorevole di sua madre. Mica facile essere la figlia del premier. C’è il problema di matematica che ti ammorba e mamma è incastrata nel consiglio dei ministri. Hai la girandola del lego da aggiustare e mamma sta al vertice con Trump e discute di Iran. Ma il problema peggiore è senza dubbio la sinistra. Che a corto di argomenti, e composta da un’umanità piccola e retrograda, ha preso l’abitudine di insinuarsi nella vita privata del presidente del consiglio e romperle le balle su tutto, anche su come cresce sua figlia. L’anno scorso per la trasferta in Cina, “oddio ma sarà opportuno portarla?” Stavolta per essere volata in Canada insieme a Ginevra ritagliandosi tempi e parole tra i vertici della diplomazia, le foto di rito e le cene imbalsamate.

Immaginate la scena dalla commissione parlamentare: sul tavolo il tema complicato dei fondi ai centri estivi, si snocciolano numeri e proposte e all’improvviso il capogruppo del Pd Marco Furfaro, folgorato dal post della premier abbracciata a sua figlia (“la mia forza più grande ovunque e sempre”) se ne esce con un’intemerata stucchevole: «Se sei figlio di Giorgia Meloni puoi salire su un volo di stato per il G7 e seguire tua madre mentre lei lavora. Ma se non lo sei chi si occupa di te a scuola finita, quando mamma e papà devono lavorare e non possono permettersi un centro estivo da 400 euro al mese?».
Eccola lì l’opposizione parlamentare. Un tantum al chilo di livore, invidia e pochezza mascherato da attenzione al bene sociale e da una manciata di vetero populismo.

Non è parso vero al capogruppo dem, amico stretto della emancipata Schlein, che la discussione coincidesse col viaggio in Canada del nemico politico di tutte le battaglie. E di poter infinocchiare gli italiani col racconto della premier riccona che si porta la figlia a spasso per il mondo mentre la povera insegnante statale si barcamena tra nonni, tate e centri posticci. La verità è che ben poche donne starebbero al posto di Meloni e affronterebbero quella fatica immane. E che la donna premier di destra continua a turbare i sonni di troppi esponenti di sinistra (uomini e donne comprese). Meloni è una mamma che fa il mestiere più difficile del mondo. E più di tutte probabilmente si barcamena tra il senso di stato e l’amore per Ginevra. Chi è genitore e lavora, legge tra le righe tutto il suo tormento. È un tarlo che logora. Un senso di colpa costante. Scava fiumi di dubbi e lacera le notti. Inoltre Meloni è mamma separata e porta un peso più grande. Lavorare e rispondere a tuo figlio che chiama.

Risolvere le crisi internazionali e non avere il tempo di accarezzare i capelli della tua bambina sciogliendo i nodi che le tempestano i ricci e la sua mente piena di domande. E ogni sera l’idea fissa del tempo che passa, inghiottendo istanti e allontanando gli abbracci di quel figurino sottile che rischiara il buio, la fatica, le montagne di odio che calano addosso da ogni dove. La sinistra dei chiacchiericci e della logica da bar tutto questo non lo capisce.
Vede solo il volo di stato. E la sterile polemica politica. Cosa dovrebbe fare Meloni: lasciare Ginevra a uno stuolo di tate? Parcheggiarla in una scuola privata fino a fine mandato? O spedirla dagli amici: “me la tenete mentre governo?”.

Siamo abituati a vedere schiere di capi di stato che sbarcano dagli aerei con mogli ammutolite e figliolanza festosa al seguito. Ma non ci conformiamo all’idea che da quell’aereo possa scendere una donna senza un uomo e con la figlia tenuta stretta per mano. Meloni sta sulle palle alla sinistra perché governa bene. E sta sulle palle un pochino di più a una certa sinistra perché sta dimostrando che si può conquistare l’emancipazione senza il lamento, il piagnisteo, le quote rosa e la politica dei panda in via d’estinzione. La storia è maledettamente semplice e l’ha spiegata Meloni: «Se tolgo a Ginevra il dormire insieme la prende come una cattiveria, e così tutte le volte che posso la porto con me. Cerco di dirle quanto è importante il lavoro che fa mamma e spero che questo possa non farmi detestare in futuro.

Spero così che un giorno non dirà tu non c’eri come c’erano le altre mamme». Una mamma che tiene insieme le fila, questo è tutto. Ma forse è troppo difficile da capire anche per un illuminato come Furfaro che il 19 marzo scriveva «non c’è niente di più bello del pensiero di un figlio a casa e del ruolo di padre» e subito aggiungeva: «non quello che immagina la destra». Ecco, a proposito di ossessioni.

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