In Parlamento anche la guerra finisce in farsa

Sinistra bambina: ecco perché quello visto alla Camera è uno spettacolo da dimenticare
di Daniele Capezzonemartedì 24 giugno 2025
In Parlamento anche la guerra finisce in farsa
3' di lettura

Non ce la fanno, anzi non ce la possono fare. Perfino in ore di evidente tensione internazionale, Pd, Cinquestelle e Avs presentano tre distinte risoluzioni. Tre partiti, tre documenti, più altri due dei gruppi centristi: totale, cinque. E questi testi neanche se li sono reciprocamente votati: il Pd si è infatti limitato ad astenersi su quelli dei futuri alleati, non mancando di criticare i passaggi pro -Russia del documento pentastellato.

Ma la spettacolare disunità nella stesura e nel voto dei documenti parlamentari è stata ancora poco rispetto alla parossistica gara di estremismo nel dibattito di ieri alla Camera.

I giornali amici del Pd - cioè quasi tutti - avevano provato nelle trentasei ore precedenti ad attribuire a Elly Schlein un profilo diverso, quella che avevano provato a chiamare - con sprezzo del pericolo e del ridicolo «una postura responsabile».

E invece com’è finita? Con la solita competition con Giuseppe Conte e con il duo Bonelli & Fratoianni. Lasciamo dunque la parola agli stessi protagonisti.
Già nel dibattito generale, Gianni Cuperlo, a nome del Pd, era partito apparentemente morbido, citando un antico democristiano come Zaccagnini, ma poi si è trasformato in una Salis qualsiasi, accusando Netanyahu («criminale», lo ha definito) di aver sabotato lui l’accordo con l’Iran sul nucleare. Il mondo alla rovescia. E sugli ayatollah? Uno striminzito: «Li abbiamo sempre contestati», non una sillaba in più.

Poco dopo, Peppe Provenzano ha fatto il resto. Ecco fior da fiore: «il morbo del nazionalismo», «l’improntitudine di Salvini», «Netanyahu capo della destra occidentale» nonché «criminale comune divenuto criminale di guerra», e l’accusa - nientemeno - di «spingere Teheran fuori dal Trattato di non proliferazione nucleare». Argomenti intercambiabili con quelli di grillini e Avs, nonostante una surreale invocazione del «dialogo».

E infatti nel dibattito i pentastellati hanno fatto intervenire Riccardo Ricciardi, che si è abbandonato al repertorio più grossolano e prevedibile: «il genocida Netanyahu», Israele che «ruba il mare ai palestinesi», Trump «ci prende a pesci in faccia», e poi «scommessa sulla guerra» e «banditismo». Ancora più agitato il collega Marco Pellegrini: «Siete solo ridicoli guerrafondai». Alé.

Prevedibile anche l’esibizione di Bonelli per Avs: «Netanyahu criminale» e in una sequenza psichedelicaqualche minuto dopo - citazioni di Totò e Peppino. Non chiedete perché: sono vette che superano le possibilità di umana comprensione.

Dopo la replica di Giorgia Meloni, si è arrivati alle dichiarazioni finali di voto, con una specie di gara formato X Factor tra Conte, Fratoianni e Schlein. Ecco Nicola Fratoianni: neanche mezza parola contro Iran, Hamas e terrorismo islamista, ma una filippica unidirezionale contro Trump e Netanyahu che vogliono «incendiare il mondo», e poi – a raffica – evocazioni di «genocidio», «sterminio», «pulizia etnica» da parte di Israele.

A seguire, Giuseppe Conte: Netanyahu «autore di crimini contro l’umanità», anzi «un criminale autore di un genocidio». Poi la surreale domanda («da tre anni ce lo chiediamo») su quale sia adesso la politica estera dell’Italia. Quindi, un lungo passaggio sui rischi per il nostro bilan cio a causa dei futuri impegni di spesa per la difesa: detto da lui, forse un omonimo dell’uomo del superbonus, forse un sosia del campione del “gratuitamente”. Gran finale tragicomico: «Ho guardato Trump negli occhi e gli ho detto che dovevo fare un accordo con la Cina». E infine lei, Elly Schlein. La sua presa di distanza dal regime iraniano appare flebile e di maniera: perché tutto il tempo è impiegato per sparacchiare contro Netanyahu e Trump. E poi – in fotocopia con M5S e Avs – arriva la richiesta al governo di «condannare» Washington e Gerusalemme, di non offrire basi e assistenza, di dire no a nuove spese per la difesa. La lunga giornata si chiude dunque esattamente com’era iniziata: documenti separati, competizione per chi strilla più forte, ma i partiti della sinistra di fatto uniti su una linea anti-occidentale e anti-israeliana, con una sostanziale intercambiabilità tra democrazie e dittature. Morale: davanti a una sinistra così bambina, per Giorgia Meloni è stato agevole assumersi il ruolo di persona adulta nella stanza. La realtà è che c’è da tremare all’idea di un eventuale futuro Consiglio dei Ministri così composto: Schlein-Conte-Bonelli-Fratoianni-Magi-Landini-Boldrini-Salis. Va bene che gli italiani hanno da sempre resistito a quasi tutto: ma questa potrebbe rivelarsi una prova troppo dura. Speriamo di risparmiarcela.

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