Calenda, clamoroso strappo in Le Marche: "Non sosteniamo Ricci"

mercoledì 2 luglio 2025
Calenda, clamoroso strappo in Le Marche: "Non sosteniamo Ricci"

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Non ci sarà il simbolo di Azione alle elezioni regionali nelle Marche. Non ci sarà perché, come ha detto ieri Carlo Calenda, «la mia opinione è che nessuno dei due candidati, per versi diversi, vanno bene per Azione: Ricci è contro il termovalorizzatore, Acquaroli è penultimo nella lista di gradimento dei governatori... Io proporrò al direttivo che Azione non sarà presente col suo simbolo». Ci sarà, invece, Italia Viva, che sosterrà Ricci. Non si sa ancora se con un proprio simbolo o all’interno di una lista civica. Ma in ogni caso confermerà un posizionamento nel centrosinistra. Allo stesso modo, Azione, non presentandosi, conferma una strategia che va oltre il caso Marche, certamente legato anche a fatti locali (Azione nelle Marche non ha un grande radicamento). Il fatto è che, sempre di più, Calenda ha scelto di presidiare lo spazio tra i due poli, tanto più dopo che Renzi ha deciso di essere la quarta gamba centrista del “campo largo”.

Non a caso, sempre ieri, Calenda ha aperto alla possibilità di sostenere un candidato vicino al leghista Luca Zaia (o lo stesso Zaia?) alle elezioni regionali del Veneto nel caso in cui il governatore, escluso dalla possibilità di correre per un terzo mandato, dovesse presentare una propria lista. «Se Luca Zaia presenta un candidato alternativo», ha detto ancora Calenda, «ci interessa, poi certo vediamo il programma...». Ma «quella di Zaia non è la Lega di Salvini, è una Lega vicino a quello che era la Democrazia cristiana, il Veneto bianco, Zaia non è un putiniano. Secondo me non succede, ma se succede è interessante».

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Dall’altra parte, Calenda ha demolito il campo largo, definendolo una «accozzaglia» e le questioni di cui si dibatte, delle «c..ate». Ci sono temi, ha spiegato, che «mi vedono distante da Schlein, Fratoianni, Bonelli, Conte che sono dirimenti». Per esempio, «la capacità di fare un piano energetico che non sia demenziale e non faccia scappare le imprese è un fatto dirimente. E poi il tema centralissimo della sicurezza su cui Orban ha vinto le elezioni perché Budapest è una delle città più sicure dell'Europa. Questi temi per il campo largo sono marginali, mentre per me sono centrali». E a proposito dei tentativi di cementare una unità a sinistra: «Buttiamoci tutti insieme e poi governiamo è una cosa che non funziona, mi sono rotto le scatole dei proclami moraleggianti di un’accozzaglia che non ha una cosa su cui si trova».

Commentando, poi, le parole di Goffredo Bettini e Dario Franceschini sull’importanza che tutte le forze del centrosinistra si uniscano, ha replicato che «noi faremo quello che stiamo facendo, cioè un’area liberale di centro che difenda la democrazia liberale non solo sugli argomenti su cui fa comodo». Il problema, ha spiegato, «non è una piattaforma sui diritti civili ma una piattaforma per governare il Paese». L’ipotesi di Bettini, ossia di «buttarci tutti insieme anche se non siamo d'accordo», non può funzionare. Quanto a Franceschini, secondo cui «si può stare insieme anche senza stare insieme», Calenda ha risposto così: «Ma uno può andare davanti a un elettore con una c...ata del genere e pensare di ricevere voti? Siamo in una condizione di dramma, con la guerra fuori dall'Europa. E noi stiamo ancora a parlare di tenda e circo». Dopo l’estate questa scelta sarà definitiva. Del resto anche al Nazareno se ne sono fatti una ragione da tempo, puntando ad altri nomi per costruire la fatidica area di centro. Intanto oggi lo spazio del centro si arricchisce di un nuovo cespuglio: il movimento politico “Scelta Cristiano Popolare”. Alle 10 alla sala stampa della Camera verrà presentato quello che i promotori (Giorgio Merlo ed Erminia Mazzoni) definiscono «un movimento politico che ha due obiettivi prioritari: la costruzione di un progetto politico centrista, riformista e di governo con il contributo decisivo della cultura cattolico popolare e sociale».

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