Alla fine il Movimento Cinque Stelle, sono convinti nel Pd, darà il via libera a Matteo Ricci come candidato nelle Marche. Perché, sennò, «dove vanno?». Perché «nelle Marche l’altra volta, da soli, hanno preso il 7 per cento e adesso dove lo trovano a due mesi dal voto un candidato?». E, per finire, perché «se salta Ricci, salta tutto il quadro». Compreso il loro Roberto Fico in Campania, che da anni lavora per fare il presidente. Ultimo indizio di quello che sarà il finale è quello che, ieri mattina, Marco Travaglio, voce molto ascoltata da Conte, ha detto dagli studi dell’Aria che Tira: a domanda se l’inchiesta marchigiana peserà sul voto regionale, ha risposto che «i marchigiani hanno letto sui giornali per un anno (le vicende oggetto dell’inchiesta, ndr), sanno benissimo giudicare l’operato di Ricci e dei suoi collaboratori a prescindere da un processo che, ben che vada, durerà dieci anni, sempre che si arrivi a processo».
L’IRRITAZIONE DEM
Detto questo, il via libera a Ricci, da parte del M5S, ancora non c’è. A Campo Marzio, sede del Movimento, ieri sera si faceva sapere che «si attende che l’ex sindaco chiarisca la sua posizione in procura, dove è atteso il 30 luglio». Ma non è nemmeno detto, si precisava, che per quella data il Movimento sciolga la riserva. Conte si prenderà tutto il tempo necessario per capire se è possibile continuare a sostenere il candidato dem o se quello che gli viene contestato è incompatibile con i valori fondanti del Movimento, ossia trasparenza e legalità. La strategia, insomma, è quella di tenerlo sulla graticola ancora un po’. Il tempo utile per far passare il messaggio che il M5S, nel centrosinistra, è l’unico vero baluardo dell’onestà e della legalità. Il tempo necessario per far capire che, rispetto al Pd, il M5S è il vero difensore dell’onestà.
Uno schema che si sta ripetendo piuttosto spesso e che sta facendo irritare il Pd: «Appena abbiamo un problema, si infilano nelle nostre difficoltà. In Parlamento lo fanno di continuo, su ogni provvedimento», si dice tra i dem. Ormai lo sguardo è alle elezioni politiche e tutto vale, pur di crescere nel consenso. E si sa che la competizione è con i vicini più che coi lontani. Intanto Ricci, ieri, ha fatto capire che non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro. «Cosa c’entra questa storia con la campagna per le Regionali? Ho chiarito tutto. Se ad indagine conclusa emergesse la colpa del mio collaboratore, la mia colpa sarebbe quella di averlo scelto», ha detto sempre su La7. Quanto alle riserve espresse da Conte, «i Cinquestelle hanno giustamente chiesto di vedere le carte, cosa che ho fatto. Ho spiegato le mie ragioni. Non credo di dover prendere lezioni di onestà da parte di nessuno, su questi temi abbiamo gli stessi valori. In quindici anni di attività politica non ho mai avuto problemi».
E ha detto di considerarsi in questa vicenda «parte lesa», perché se un suo «collaboratore ha sbagliato tradendo la mia fiducia», se «ha nascosto qualcosa o ne ha approfittato per farsi gli affari suoi è danno di immagine anche per me». Ma le spine di Schlein, per le Regionali, non si fermano qui. Si sta complicando anche la situazione in Puglia dove Antonio Decaro, eletto al Parlamento europeo ma con l’accordo di ritornare come candidato presidente in Puglia, si sta sfilando.
IL NODO PUGLIA
Il problema è Michele Emiliano, deciso a fare il consigliere regionale. Decaro si trova bene a Bruxelles. Presiede la Commissione Ambiente, una delle più importanti. Non ha nessuna intenzione di tornare in Puglia per fare il presidente commissariato. Cosa che, teme, accadrebbe con Emiliano consigliere. E il governatore uscente anche ieri ha confermato le sue intenzioni. «Credo di sì», ha risposto a chi gli chiedeva se l’anno prossimo sarà consigliere regionale. Se dovesse saltare Decaro, l’unico nome che il Nazareno può giocare è quello di Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato. Il quale, però, preferirebbe restare a Roma.
SCHIARITA IN TOSCANA
Tra tanti problemi, sembra in discesa, invece, la Toscana, nonostante lo scetticismo iniziale del Nazareno e le contrarietà del M5S. L’iter per la costruzione del campo largo «sta procedendo bene», ha detto ieri Eugenio Giani. La sua disponibilità alla ricandidatura, ha aggiunto, «ha dato una accelerazione ai contatti fra i partiti e all’approfondimento dei programmi». Schlein ha preso atto, i Cinquestelle hanno capito che è meglio salire sul carro del vincitore e così pure Avs. Si aspetta l’ufficializzazione della candidatura.