Giorgia Meloni, il retroscena: lodata all'estero perché tiene unito l'Occidente

di Antonio Soccidomenica 27 luglio 2025
Giorgia Meloni, il retroscena: lodata all'estero perché tiene unito l'Occidente
4' di lettura

Tutti pazzi per Giorgia? L’uscita simultanea di copertine sulla premier italiana (in testate come Time, Le Point, The Hill) sconforta la sinistra. Ma suscita anche una domanda: perché Giorgia Meloni attrae tanto interesse a livello internazionale? Infatti è quasi impossibile ricordare altri politici, a capo di governi italiani, che abbiano conquistato come lei, sulla scena mondiale, ammirazione e stima. Il “fenomeno Meloni” ha molti aspetti. Alcuni legati alla persona: il fatto di essere una giovane donna dal carattere solare e forte, l’aver affermato la sua leadership venendo dal popolo, non dalla tecnocrazia, da salotti e lobby.

E altri aspetti legati al suo stile di governo: la serietà e l’impegno con cui studia accuratamente ogni dossier, l’intelligente pragmatismo, il rifiuto del protagonismo vanesio, il dialogo diretto con tutti, il fatto di avere forti convinzioni, ma senza dogmatismi, sapendo che la politica è gradualità, lavoro duro, anche ricerca del compromesso. Infine la capacità di far valere le proprie ragioni convincendo pure interlocutori lontani. Ovviamente lei, dopo tre anni di governo, rivendica anzitutto i suoi risultati concreti che contraddicono tutti gli annunci apocalittici di fallimento fatti dagli avversari. Sono risultati davvero buoni data la situazione (non facile) dell’Italia che il suo esecutivo ha ereditato. Molto resta ancora da fare e la premier vuole arrivare alla fine della legislatura con più traguardi raggiunti.

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Ma di fatto l’Italia da tre anni dà la sensazione – del tutto insolita – di avere il governo più solido e stabile dei grandi Paesi europei e questo di per sé ci porta un dividendo anche economico e ci dà più autorevolezza nel mondo. È stata spazzata via la tradizionale e penosa caricatura dell’Italia “pizza, mafia e mandolino” che per tanti anni, in Europa, hanno fatto di noi, un po’ per i loro pregiudizi, un po’ per la nostra instabilità politica e i nostri errori. 

Oggi l’immagine internazionale dell’Italia è del tutto diversa. Eccoci al punto. La caratteristica politica della premier Meloni, la vera novità, va oltre la cronaca, oltre i traguardi particolari e le polemiche di giornata. La nostra classe di governo degli anni passati ha dato spesso un deprimente spettacolo di impreparazione, perfino di dilettantismo, ma soprattutto di subalternità (politica, ideologica e perfino psicologica) agli altri governi, alle élite e in particolare a poteri sovrannazionali come la Ue.

Inoltre, pure i (rari) governanti competenti che ci sono stati, hanno dato la sensazione netta di non avere l’interesse nazionale come bussola esclusiva dell’azione di governo, ma di anteporgli presunti “ideali” europeisti, quelli che facevano dire, tanti anni fa, a Montanelli: «Quando si farà l’Europa unita i francesi ci entreranno da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da europei».

Questo approccio ci è costato caro. Ricordo che nel novembre 2017 – il decennio dei governi dominati dal Pd - un bravo analista americano che segue con intelligenza la nostra politica, Andrew Spannaus, descriveva così la situazione: «L’immagine dell’Italia è quella di un Paese poco orgoglioso di se stesso e poco deciso nel perseguire i suoi interessi legittimi. Per questo è destinato a rimanere un Paese subalterno».

Ecco, è su questo che Giorgia Meloni ha realizzato un capovolgimento politico. Il suo governo vuole essere esattamente l’opposto dei governi italiani così descritti, nel 2017, da Spannaus. Il quale vedeva, a quel tempo, l’Italia subalterna «a una certa concezione di Europa innanzitutto. E poi a un establishment del mondo occidentale». L’analista americano osservava che la classe di governo italiana non aveva difeso «gli interessi veri e legittimi della comunità nazionale», ma «si è messa del tutto in mano a Bruxelles», mentre «Germania e Francia hanno dato la precedenza all’interesse nazionale e oggi contano di più».

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IL NODO EUROPEO
Perché l’Italia si è sempre sottomessa a Bruxelles senza difendere i suoi interessi? La Meloni, nel suo libro Io sono Giorgia, ha spiegato di volere «l’Europa dei popoli e delle patrie», l’Europa «come dimensione di civiltà e di solidarietà, come grande soggetto geopolitico». Un’Europa come «unione di liberi popoli europei, fondata sull’identità, capace di condividere le grandi questioni. Un modello molto diverso da quello dell’attuale Unione Europea» che è «un’entità indefinita in mano a oscuri burocrati che vorrebbe prescindere dalle identità nazionali, o addirittura cancellarle».

Diventando premier ha perseguito questo obiettivo ideale senza fare proclami o risse autolesioniste, ma con un paziente lavoro di persuasione e tessitura che le ha permesso di spostare gradualmente l’asse politico della Ue e pure gli orientamenti su grandi questioni come l’immigrazione (dicendo dei no, quando è stato necessario per il nostro interesse nazionale, per esempio sul Mes).

Oggi, di fronte alla spaccatura fra Usa e Ue, Meloni è l’unica che dimostra di avere visione politica insistendo sulla necessità di ricompattare l’Occidente. Che non significa solo l’alleanza politica e militare su cui si reggono gli equilibri mondiali, ma anche il suo patrimonio storico, civile, culturale e spirituale. L’Italia non è una grande potenza, ma la Meloni sa che è fra i pilastri su cui furono fondate la Nato e la Comunità europea e sa che l’Italia ha un’identità e una storia millenaria da cui, nel corso dei secoli, sono letteralmente nate l’Europa e la civiltà occidentale.

Lei ritiene che l’Italia abbia una missione che la storia le ha affidato (anche verso il Mediterraneo e l’Africa su cui vuole coinvolgere la Ue). Per questa sua originalità di visione e di azione Giorgia è una leader che attira l’interesse del mondo.

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