Un futuro in politica? "Non lo escludo, ma non ci penso. Adesso non mi sottrarrei mai all'impegno di relatrice finché la situazione" a Gaza "non migliora". Risponde così Francesca Albanese a chi le chiede se si senta di escludere un suo futuro in politica. Porte aperte a una discesa in campo, dunque, per la relatrice speciale dell'Onu sui territori palestinesi finita sotto attacco della Casa Bianca e da mesi al centro di molte polemiche per il suo sostegno indiretto a Hamas e le sue posizioni durissime contro Israele che ne hanno fatto mettere in dubbio la posizione super partes.
lntervenuta a margine della presentazione del rapporto "Dall'economia dell'occupazione all'economia del genocidio", nella sala conferenze della Camera, la Albanese ha regalato parole non proprio dolci al governo. "No, non sono stata ricevuta dal governo Meloni. Però, in altri Paesi, dalla Spagna alla Slovenia al Sud Africa o in Colombia o in Brasile vengo ricevuta dalle più alte cariche dello Stato, peraltro con abbracci e congratulazioni. Siamo in una fase di grande trasformazione e scollamento fra la gente e i politici. Bisogna continuare a lavorare per scegliere da che parte svegliarci domani".
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Trenta delegazioni diplomatiche si sono date appuntamento tra ieri e oggi a Bogotà in quello che è il pri..."Sono morte 60mila persone, fra morti e feriti le vittime sono circa 200mila. I tecnici parlano di una sottostima di almeno il 40 per cento. Ma al di là dei numeri, le vittime sono state sempre donne e bambini dall'inizio, è chiaro che è cambiata l'opinione pubblica", sottolinea ancora la relatrice delle Nazioni Unite. "Si vede, perché si vede ora quello che noi relatori speciali e organizzazioni non governative abbiamo sempre detto dall'inizio: qui c'è un progetto di pulizia etnica che va avanti con tutti i mezzi, anche quello del genocidio: prendersi la terra senza il popolo. Si sta spostando piano piano l'attenzione dalla difesa a tutti i costi di Israele, all'autodeterminazione. Ma ci voleva un genocidio per arrivare fino a questo? Io mi ritrovo con gli stessi parlamentari che c'erano tre anni fa, ma non è normale che la vita delle persone rimanga una questione di partiti".
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Maurizio Molinari finisce in un frullatore di esposti e contro esposti all’Ordine dei giornalisti del Lazio solo p...Quindi un'altra bordata a Palazzo Chigi: "L'Italia è in violazione, in grave violazione del diritto internazionale, perché non solo non ha adempiuto agli obblighi di prevenzione del genocidio, ma ha anche continuato a trasferire armi, a fornire servizi per operazioni militari e soprattutto a dare supporto politico". Insomma, la Albanese non sarà ancora scesa in politica ma le parole chiave anti-Meloni sono già tutte lì da sentire. "Mi rattrista moltissimo in quanto italiana che ricopre questa funzione vedere che sia l'Italia che non solo, attraverso il suo governo, si spende per denigrare l'unico processo politico che ha portato a un accordo negli ultimi 35 anni, che è quello sui due Stati - ha aggiunto - ma è molto triste che a fronte di un genocidio si dica che il popolo palestinese non ha la possibilità di avere uno Stato. E soprattutto è l'Italia che si batte più ardentemente in seno all'Unione europea per mantenere viva quella disgrazia che è l'accordo di associazione tra Ue e Israele".
"Non è facile essere la voce narrante di crimini internazionali efferati - si lamenta -. Che uno lo faccia con leggerezza e cercando di portare avanti con decoro questo compito non significa che non ci sia una frattura. Io non voglio che l'attenzione sia su di me, se non per ricordare tutte le violazioni che stanno avendo luogo. Israele sta affamando una popolazione di sopravvissuti al genocidio che saranno i prossimi caduti, i prossimi martiri del genocidio se non li salviamo. Come siamo potuti arrivare fino a questo punto. E' questo ciò su cui dobbiamo tenere alta l'attenzione, è questo ciò su cui bisogna rispondere e di cui devono rispondere i complici".
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L’ultima arma della propaganda anti-israeliana è il cibo. Funzionale a lanciare l’accusa, allo Stato ..."Meloni dice no al riconoscimento dello Stato di Palestina? Allora dice sì all'ipotesi di uno stato unico", sottolinea Albanese rispondendo a una domanda dei giornalisti. Poi, tornando sul lavoro presentato, racconta: "E' stato difficilissimo, non è facile avere accesso alle informazioni. Per esempio, le imprese americane sono molto più trasparenti delle imprese italiane. Sulle imprese italiane è molto difficile riuscire a risalire a tutte le informazioni che servono. Per questa ragione, sei mesi di inchiesta si sono ristretti intorno a 48 aziende. Per ogni azienda che ho messo in mora, per ogni azienda che è stata nominata, è stato notificato il fatto che stessi conducendo l'inchiesta su di loro, non solo gli sono stati contestati fatti specifici. Poi c'è stata anche la difficoltà delle pressioni, ci sono state un sacco di pressioni nella preparazione di questo racconto. Ed è quello il momento in cui ho avuto più paura perché sapevo che la pressione attorno al mio mandato era anche volta a ostacolarne la pubblicazione. Non è un caso che alla fine sia stato sottoposto agli stati solo due giorni prima della presentazione perché è un rapporto che ha creato tensione e nervosismo anche all'interno delle stesse Nazioni Unite. Però sono felice di averlo pubblicato perché è una denuncia necessaria di un sistema che attanaglia i palestinesi, ma non è dissimile rispetto a quello che sta succedendo e quello che gli interessi privati, gli interessi delle multinazionali che hanno più potere di tanti stati stanno facendo in altri paesi".