Angelo Bonelli, il giustizialista diventa spia e fa arrestare la deputata brasiliana

Il leader di Europa verde fa scattare le manette attorno ai polsi di Carla Zambelli. Eppure non ha esitato un attimo a far uscire Ilaria Salis dalle galere ungheresi grazie allo scranno in Europa
di Francesco Storacegiovedì 31 luglio 2025
Angelo Bonelli, il giustizialista diventa spia e fa arrestare la deputata brasiliana
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Garantista in gioventù, Angelo Bonelli si è trasformato in uno spietato giustizialista con l’età che avanza. Si è vantato di aver indirizzato la polizia italiana verso l’abitazione della ex deputata del Parlamento brasiliano Carla Zambelli per farla arrestare, eppure non ha esitato a strappare Ilaria Salis dalla galera facendola eleggere in Europa. Quella sì, questa no. A seconda dell’appartenenza politica. Per non parlare dello svarione clamoroso su Aboubakar Soumahoro, quello ignaro dei soldi maneggiati dai famigli di casa. In valigia Bonelli ha la modulistica per gli esposti sempre pronti contro il nemico; ma chi lo ricorda da giovane consigliere regionale del Lazio non può dimenticare la sua partecipazione al comitato «e se fossero innocenti» nella battaglia a favore di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti sulla strage alla stazione di Bologna. Ora no, adesso fa la spia. E fa arrestare una ex parlamentare che tra l’altro ha la doppia cittadinanza, sia brasiliana che italiana. È vero, la Zambelli è stata condannata dalla giustizia del suo paese natio.

Però dovrebbe valere anche per la Salis che di giudizi severi in Italia e denunce ne ha ricevuti a iosa dalla magistratura. Oltre che ad essere in attesa di sentenza in Ungheria. In pratica, il deputato verde fuori e rosso dentro rappresenta in maniera formidabile la contraddizione politica e morale di chi a parole rivendica principi alti (come i diritti umani e la legalità) e poi appare abbastanza ambiguo o selettivo. L’amichettismo giudiziario, potremmo dire. Perché in tutta evidenza emerge un doppio standard morale, che francamente sarebbe meglio evitare, soprattutto quando si pretende di dare lezione agli altri. Su Bonelli, o quelli come lui, campeggia per forza di cose l’accusa – politica, non giudiziaria ovviamente – di usare strumenti tipici delle indagini per colpire avversari politici, mentre al contempo fa eleggere una persona in carcere per reati gravi, la parola ipocrisia diventa quella più fondata che si possa adoperare. Altro che legalità. Diciamo che si tratta di una questione che va legata alla coerenza politica.

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Chi assiste allo spettacolo – non edificante - non pretende santità nella classe dirigente, ma almeno vorrebbe essere assicurato che chi si dice “paladino dei diritti” non agisca alla stregua di un doppiogiochista. Non è bello, potremmo dire. È da un po’ di tempo che Bonelli ha “scoperto” la Zambelli. Nel suo annusare quel che non va, egli non ha certo commesso reati. Ma la sensazione che appare dal caso in questione è che la sua azione – persino un’interrogazione parlamentare a cui il governo ha dato risposta immediata – sia guidata da voglie di vendetta, delegittimazione o calcolo elettorale: e tutto questo si trasforma in una cosa molto diversa dal “cercare la verità”. Tanto più che proprio un parlamentare ha molto più potere, visibilità e influenza mediatica rispetto a qualunque cittadino. E tutto questo dovrebbe suggerire maggiore prudenza e non meno.

Invece Bonelli è pronto a strumentalizzare ogni cosa, compresi i sassi raccolti nell’Adige ed esibiti in Parlamento. La stessa candidatura di Ilaria Salis è stata vista da molti non tanto come un atto di difesa umanitaria, ma come una mossa politica d’impatto, per mobilitare l’elettorato di sinistra e colpire la destra ungherese (e italiana): uno dei classici colpi assestati per raccogliere voti in una maniera davvero cinica. Anche perché così ha trasformato la stessa Salis in un elemento divisivo: c’è chi la vede come una martire dei diritti, e chi la vede come una violenta elevata al rango di simbolo per tornaconto ideologico. Ora è tutto contento, Bonelli, per aver consegnato alla giustizia la Zambelli. Come se fosse questo il suo mestiere. Ma la pagina giustizialista andrebbe chiusa e basta. Da una parte e dall’altra.

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