Il magico mondo di Elly Schlein: "Fico bello e credibile"

L'ultima sparata della leader Pd: in ginocchio dal candidato grillino in Campania
di Francesco Storacesabato 6 settembre 2025
 Il magico mondo di Elly Schlein: "Fico bello e credibile"

3' di lettura

Non toglieteci Elly Schlein e le sue panzane. A furia di vivere nel suo mondo magico, l’ultima sparata della segretaria dem è quella sulla candidatura di Roberto Fico alla presidenza della Campania indicata come «bella, fresca e credibile». Più frescaccia che fresca, in realtà, trattandosi di un signore che ha già occupato la terza poltrona della Repubblica. E meno male che la Schlein non ha aggiunto la parola “competente”: devono avergliela sconsigliata.

Una televendita, ecco che cosa sta diventando ciò che combina il cosiddetto campo largo nella regione governata finora da sua maestà Vincenzo De Luca. Che per sloggiare, impone il figlio Piero al vertice regionale del Pd, prepara una sua lista civica, pretende un paio di assessori e vuole dettare pure le linee programmatiche.

Da cui dovrà uscire l’affresco più bello possibile dell’amministrazione uscente - cioè la sua bisognerà affermare che il termovalorizzatore di Acerra non si tocca e che si devono togliere dalla testa la bizzarra idea di introdurre in Campania il reddito di cittadinanza regionale. Per un po’ di potere da arraffare, Roberto Fico, anticasta in gioventù, dovrà ingoiare tutto questo nel nome del sì di Elly Schlein a Giuseppe Conte.

Ma Fico resta comunque sul pendolo, anche perché si trova in compagnia di quelli che per anni ha insultato e accusato delle peggiori nefandezze. Per inciso, lui De Luca proprio non lo può vedere e il governatore uscente ricambia con reciprocità assoluta. Ma bisogna fare i conti con i voti... Se vuoi passare dai centri sociali di Napoli alla Camera e poi al vertice della regione qualche rospo lo devi inghiottire. E guai a parlare del Patto tra il presidente della regione e la leader dem su Piero De Luca che, semmai- esclama il padre padrone - «sta facendo un favore al Pd».

Tutto questo accade perché il Nazareno deve subire la candidatura di quello che praticamente attribuiva tutti i mali del mondo al Pd. In questi giorni sui social si stanno divertendo in tanti a postare insulti che si sono scambiati negli anni M5s e dem. Mettiamola come si vuole, la realtà sarà che - se dovesse davvero vincere - Fico sarà un presidente dimezzato e paradossalmente lo stesso De Luca non è detto che ne esca come protagonista assoluto per altri cinque anni. Ce ne sono eccome di ostacoli.
Elly Schlein non concederà più di una lista al presidente uscente, che ne voleva presentare un paio per piazzare un numero consistente di fedelissimi. La segretaria, per evitare guai a Fico, ha già detto che se De Luca vorrà presentarsi per le regionali, lo potrà fare solo nella lista del Pd e non in quella civica, che altrimenti sarebbe ribattezzata cinica.

Lo stesso Piero De Luca, in un partito diviso come quello napoletano, sa che non potrà obbedire alla lettera ai desiderata del padre che tutti, nell’intero centrosinistra, vogliono ridimensionare. Dalla sua parte De Luca senior avrà solo i pochi fedelissimi che riuscirà a far eleggere. Continuerà ancora per un po’ ad alzare la voce, ma i giochi sembrano davvero fatti.

A rimetterci sarà la Campania, se davvero la sciagurata avventura imposta dalla Schlein al suo partito dovesse andare in porto. E questo perché al governo della regione non andrebbe, in quel caso, un esercito monolitico. Tutt’altro che “bella, fresca e credibile”, la corsa di Fico sarà azzoppata nel Palazzo, dove arriverà senza alcun carisma che possa frenare gli appetiti dei consiglieri regionali.

La stagione che si annuncia potrebbe essere davvero esiziale per un territorio che ha bisogno drammatico di sviluppo, che certo non può essere garantito dalle politiche caritatevoli dei pentastellati. La Campania ha magari necessità di una rivoluzione del lavoro, autentica e produttiva: la classe dirigente che potrebbe affacciarsi avrà la testa altrove, dilaniata com’è e come sarà da mille polemiche. Cinque anni sui quali sarà meglio non scommettere un euro.