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Chiara Braga, il raptus della piddina in aula: come ha scatenato il caos

di Claudio Brigliadorigiovedì 18 settembre 2025
Chiara Braga, il raptus della piddina in aula: come ha scatenato il caos

(Agenzia Vista / Jakhnagiev)

3' di lettura

La capopopolo del giorno nell'Armata Brancaleone del centrosinistra oggi, giovedì 18 settembre, si chiama Chiara Braga. E' lei, la deputata del Partito democratico nonché capogruppo dem a Montecitorio, a guidare i colleghi all'ultima "piazzata" contro Giorgia Meloni e il governo in aula alla Camera.

Prima con un infervorato intervento dai banchi, dopo l'approvazione della separazione delle carriere dei magistrati: "Il Governo dovrebbe alzarsi in quest'Aula a venire a rispondere a quello che le opposizioni hanno chiesto da giorni di fronte alla tragedia immane, alla catastrofe, all'enormità di quello che sta accadendo a Gaza, anziché fare questa scena patetica di cui anche il Ministro degli Esteri si è reso protagonista, alzarsi in piedi e applaudire", spiega inveendo con il leader di Forza Italia Antonio Tajani. In aula, come detto, si parla di riforma della giustizia eppure l'argomento in bocca alle opposizioni è ancora una volta la Palestina. "Non si applaude", ha poi intimato ai membri del governo che stavano festeggiando il voto di approvazione del provvedimento. Ed è proprio quella frase che ha scatenato il caos.

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Non paga, la Braga ha trascinato tutti i gruppi della minoranza all'"assedio". Gli onorevoli del centrosinistra hanno infatti deciso di "puntare i piedi" per accendere i fari sulla situazione di Gaza. E così, in ossequio non solo alla democrazia ma pure al civile dibattito parlamentare, democratici, grillini e rossoverdi uniti dalla fede pro-Pal hanno pensato bene di scatenare la bagarre organizzando una sorta di "occupazione" con interventi pensati esclusivamente per non far passare l'esame del provvedimento successivo all'ordine del giorno (l'istituzione della giornata festiva di San Francesco) fino a che il governo, con la premier Meloni, non riferirà sulla crisi internazionale in Medio Oriente con comunicazioni che richiederanno un voto dell'assemblea.

Vista l'impasse creatasi, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, che non ha presieduto l'Assemblea per il voto finale sulla separazione delle carriere (al suo posto c'era il vice-presidente Sergio Costa) , ha convocato i capigruppo di opposizione mentre i colleghi deputati hanno continuato l'occupazione. Al termine della riunione è la Braga a spiegare: "Abbiamo avuto questo colloquio con il presidente Fontana dopo le nostre richieste ripetute" su Gaza "fatte anche in Aula impedendo che i lavori potessero continuare normalmente in maniera ordinaria. Abbiamo ribadito che non siamo disponibili a riprendere i lavori in assenza di comunicazioni del governo che portino a un impegno, a un voto dell'Aula, su Gaza. Confidiamo che il presidente Fontana, quando riprenderanno i lavori martedì perché oggi si sospende tutto, ci dia una data e un orario certi in cui avere le comunicazioni. Noi ci auguriamo che vanga la presidente del Consiglio vista la gravità della situazione e si possa consentire al Parlamento di fare un dibattito ed esprimere una posizione netta e chiara sulle sanzioni e sulle decisioni che si prenderanno nei prossimi giorni alle Nazioni Unite a inizio settimana. Il Parlamento ha il diritto e dovere di discuterne e di farlo alla presenza più alta, più autorevole del governo di fronte al silenzio di questi giorni".

Dopo l'incontro delle opposizioni con Fontana, la Braga, fedelissima della segretaria Pd Elly Schlein, prosegue: "Noi abbiamo di fatto impedito che i lavori continuassero normalmente come sperava la maggioranza. Non si procederà con la discussione con gli altri punti all'ordine del giorno. Si riprenderà martedì e ovviamente il nostro atteggiamento martedì dipenderà anche dalla conferma di quello che abbiamo chiesto".

"Noi vogliamo comunicazioni - le fa eco Luana Zanella, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra - perché se fanno un'informativa non prendiamo la parola. Con le comunicazioni invece abbiamo la possibilità di interloquire con il governo e di dire la nostra". "Abbiamo risparmiato di fatto al governo una ipocrisia infinita - aggiunge Riccardo Ricciardi del M5s -, perchè ora avremmo dovuto votare la Giornata nazionale di San Francesco e si riprenderà martedì con questo provvedimento. Noi speriamo che si arrivi con queste comunicazioni perchè ora è il momento di vedere nero su bianco cosa pensa il governo, cosa dichiara il governo e che responsabilità si prende la maggioranza su quello che sta accadendo. Non ci interessa più l'informativa. Le dichiarazioni lasciano il tempo che trovano. Il Paese vuole sapere il Governo come certifica la sua posizione".