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Matteo Ricci, che brutta fine: chi spunta all'ultimo comizio

di Pietro Senaldigiovedì 25 settembre 2025
Matteo Ricci, che brutta fine: chi spunta all'ultimo comizio

(Ansa)

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A una manciata di giorni dal voto nella regione di cui si candida a diventare presidente, Matteo Ricci ha cominciato a fare l’europarlamentare. L’esponente dem parla sempre meno di Marche e sempre più di Gaza. Ieri ha commentato gli «inaccettabili» droni sulla flottiglia e detto che «il massacro di Gaza va fermato». Può anche essere, ma facendo il governatore ad Ancona, l’ex sindaco di Pesaro difficilmente potrebbe rendersi utile alla causa palestinese. Meglio a quel punto stare a Bruxelles, per dove l’amministrazione di centrodestra gli ha garantito da tempo voli diretti dal capoluogo più volte a settimana. Non è un momento in cui l’umore del campione progressista sia altissimo, malgrado la magistratura l’abbia in un certo senso tutelato, evitando di fare passi in avanti nelle settimane pre-elettorali sull’inchiesta che lo vede indagato per concorso in corruzione. Ricci è piuttosto sconsolato. «Giro tanto per le televisioni, ma temo che questo non basti per battere Francesco Acquaroli», si è confidato l’ambizioso dem nella tarda serata di martedì in una chat riservata ai gruppi elettorali dem, lasciando intendere di non pensare di essere avanti nei sondaggi, diversamente da quanto egli stesso ha detto la scorsa settimana sul piccolo schermo in barba agli obblighi di riservatezza sui sondaggi. «Non siamo stati in grado di far vedere che io valgo più di lui, vi chiedo un ultimo sforzo», protesta il presuntuoso, definendosi «il più forte» e rimproverandosi di «aver temuto di passare per arrogante».

Per l’ex sindaco di Pesaro la politica è solo questione di comunicazione. Però per il comizio conclusivo di stasera, ad Ancona, l’europarlamentare non ha trovato niente di meglio per sostenerlo che le governatrici Alessandra Todde (Sardegna) e Stefania Proietti (Umbria). Peraltro, sul fronte grillino, l’esponente dem ha un problema non da poco. Gli ex amministratori locali di Cinque Stelle, Feliziano Ballatori da Ascoli e Massimo Gianangeli da Jesi, ieri hanno emesso un comunicato stampa nel quale specificano che, per chi ha creduto in M5S, votare Ricci sarebbe un tradimento. «Il Movimento era sinonimo di trasparenza e rifiuto delle vecchie logiche di potere, in aperto contrasto con il Pd», scrivono i due, facendo un appello ai marchigiani a «non farsi ingannare e non dare fiducia a chi ha tradito gli ideali inseguendo l’unico scopo delle poltrone».

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Un bello schiaffo, che però non è l’alzata di testa di due disperati finiti ai margini della politica bensì la fotografia del sentimento di molti elettori grillini, specie tra gli adoratori di Marco Travaglio, che da subito sul Fatto Quotidiano si era mostrato perplesso sulla scelta di Giuseppe Conte di sostenere il candidato piddino. E allora, tutti sulla Flotilla, ordina il comandante Ricci; ma non alla volta di Gaza, l’obiettivo è sbarcare ad Ancona. Con un giro invero piuttosto largo. D’altronde la strambata era inevitabile e non è dovuta solo al proverbiale situazionismo dello skipper Matteo, sempre strategico nel fiutare il vento del senso comune, che è altra cosa dal buon senso. I temi forti della campagna elettorale del campione del campo largo infatti erano due. Il primo era la sanità che a suo dire non funzionerebbe. Il secondo l’economia, che batterebbe in testa. Dati alla mano però, la situazione è differente.

Il governatore di Fdi, Francesco Acquaroli, ha aperto cinquanta punti salute per garantire una medicina di prossimità, completato due ospedali, a Fermo e Osimo, e ne sta realizzando altri quattro (Macerata, Tolentino, Cagli, Pesaro, oltre ad aver riammodernato Urbino, Fano, Pergola, Senigallia, Fabriano e Civitanova). Il tutto senza aumentare le tasse locali di un euro. Il passo indietro sulla sanità, a dire il vero, le Marche lo avevano fatto con l’ultimo presidente Pd, Luca Ceriscioli, che con la sinistra governante a Roma, aveva provveduto a chiudere alcune strutture e accentrare la sanità nei capoluoghi, secondo i dettami del Nazareno, che ai tempi voleva tagliare i costi. Domani a Macerata, il ministro della Salute, Orazio Schillaci sarà con il governatore per chiarire la situazione, ricordare che da tre anni Le Torrette, la struttura del capoluogo, sono ritenute il miglior ospedale pubblico d’Italia e smentire le bufale dell’opposizione.

Anche sull’economia la narrazione di Ricci, che parla di un territorio in declino, fa un po’ acqua. L’istituto di ricerche Prometeia ha certificato che le Marche, nel 2025, sono la seconda regione in Italia per crescita del prodotto interno lordo (+0,8%), con un dato superiore alla media nazionale, anche grazia al fatto che sono invece la prima regione nell’utilizzo di fondi di sviluppo europei. «Ma chi sono questi qui?», avrebbe sbottato l’aspirante presidente di fronte a chi gli faceva notare i numeri. Si tratta di un istituto di studiosi che si vantano di essere indipendenti, ma non si può dimenticare che tra i suoi fondatori c’erano figure con ruoli politici e culturali ben radicati nel centrosinistra. Personaggi del calibro di Beniamino Andreatta, per intendersi. Certo comunque individui ai quali Ricci si ritiene superiore; come ad Acquaroli...