Le balle sulle ecoballe. Ci vorrebbe il genio di Jonathan Swift, autore del memorabile manuale L’arte della menzogna politica, per raccontare le frottole che la Regione Campania ha diffuso in questi anni e, soprattutto, nelle ultime settimane, sul destino dei cubi di “monnezza” impacchettata e abbandonata nei campi. Per il governatore dem, Vincenzo De Luca, il problema non esiste più, manca giusto qualche dettaglio. La verità però è un’altra. E paradossalmente sono stati proprio gli uffici regionali a svelarla sconfessando ’O Sceriffo.
IL DOCUMENTO
Nelle carte inviate a luglio alla consigliera regionale della Lega, Antonella Piccerillo, la Campania ha ammesso di aver rimosso solo «il 55% del totale dei rifiuti stoccati (per un quantitativo di circa 2,4 milioni di tonnellate)», che potrebbe diventare (non si sa come) addirittura il 65% entro dicembre. Ottimismo? No, puro marketing istituzionale. Perché dal 2015, nonostante un decennio di cantieri e contratti, si è eliminato poco più della metà del totale spendendo quasi 1 miliardo. E per cancellare ciò che resta serviranno almeno altri 700-800 milioni per chissà quanto altro tempo ancora. Il quadro, già comico di suo, diventa grottesco quando si ascolta la narrazione ufficiale. Fino a pochi giorni fa, il vicepresidente Fulvio Bonavitacola continuava a ripetere la formula magica: rimosso «circa il 70%». Settanta. Non cinquantacinque. Difficile confondere le percentuali, a meno che la matematica non sia diventata all'improvviso un’opinione. E, infatti, a maggio De Luca aveva sparato ancora più in alto: «Ad oggi abbiamo eliminato quasi tutto». Ma dove?
Le ecoballe sono ancora lì, eredità del disastro 2000-2009, quando la spazzatura, in mancanza di discariche e impianti, venne piazzata in ogni buco disponibile tra Napoli e Caserta, nel cuore della Terra dei fuochi. Da allora, la demolizione delle piramidi di immondizia è diventata una processione infinita, costosa e soprattutto redditizia per chi vive di fondi pubblici. Già, i soldi. Perché la Campania non solo accumula ritardi, ma fa scorta – e che scorta – di stanziamenti statali. Prima i 600 milioni del governo Renzi. Poi nuove piogge di quattrini. E, a giugno scorso, l’ennesimo assegno: il Cipess ha destinato alla Regione altri 300 milioni.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alessandro Morelli, lo ha annunciato così: «Con 278,4 milioni finanziamo il proseguimento del trattamento negli impianti Stir di Caivano e l’ex Turbogas di Giugliano. Un passo per chiudere una procedura d’infrazione europea aperta da 10 anni e sanare una ferita ambientale». Finanziamenti nuovi su problemi vecchi. A sinistra lo chiamano progressismo.
E poi c’è il futuro, o meglio: il futuro pericolo. Roberto Fico, che sulla carta si presenta come un mujahiddin dell’ambientalismo duro e puro, ha addirittura promesso di smantellare l’inceneritore di Acerra – l’unico vero argine al caos rifiuti – per introdurre un «piano all’avanguardia». Quale? Mistero totale. Nessuno lo ha mai visto. Nessuno lo ha mai letto.
Campania, le mani della camorra sugli ospedali
E meno male che (Vincenzo De Luca dixit) la «sanità in Campania è un modello». Al governatore ...QUANTI SPRECHI
Nel frattempo, c’è chi tiene il conto. Gianpiero Zinzi, deputato e coordinatore regionale della Lega, non usa giri di parole: «La gestione dell’emergenza ecoballe rispecchia appieno quelli che sono stati gli ultimi 10 anni di governo del centrosinistra in Regione Campania: annunci roboanti che si ripetono con cadenza precisa e risultati raggiunti solo a metà, nella migliore delle ipotesi». E ancora: «Una questione che, da presidente della Commissione Terra dei Fuochi, bonifiche ed ecomafie del Consiglio regionale e oggi da parlamentare campano, ho affrontato a più riprese dal 2016. Come quando, nel corso di un question time in Consiglio, nel 2021», ha aggiunto, «scoprimmo che i 450 milioni di euro per liberare la Campania dai rifiuti stoccati in balle erano già stati impegnati da un pezzo. Insomma, soldi finiti ed ecoballe ancora sul territorio. Da De Luca, come sempre, un’eterna propaganda». La Terra dei fuochi.
E delle chiacchiere.




