Il voto delle Regionali con un finale 3-3 è sostanzialmente un pareggio. Eppure c'è chi di fatto spaccia questa tornata elettorale come una sconfitta (del tutto surreale) del centrodestra e di Giorgia Meloni. A rimettere le cose in chiaro è il sondaggista Antonio Noto che sul Tempo spiega un concetto abbastanza semplice: "Nessuno è riuscito a sfondare convincendogli elettori mobili Certificatolo status quo". A stretto giro, sempre Noto impartisce una lezione alla sinistra: "Sbagliato leggerlo in chiave nazionale, pesa l’aspetto locale".
Il ragionamento di Noto è piuttosto lineare: "Sarebbe un errore analitico, e direi anche un rischio interpretativo. Le Amministrative, e ancor più le Regionali, rispondono a dinamiche radicalmente diverse rispetto alle Politiche. Qui pesano le liste civiche, il voto di preferenza, la dimensione locale, il rapporto diretto con amministratori e territori. Alle Politiche, invece, si vota un brand, un leader, una proposta programmatica nazionale. Questi risultati non possono essere usati quindi come una proiezione delle prossime Politiche".
Supermedia sondaggi, balzo di FdI prima delle Regionali: a sinistra c'è un crollo pazzesco
Nuova rilevazione, ma il risultato non cambia. Giorgia Meloni continua a comandare la classifica del gradimento dei part...Sulla sinistra aggiunge: "Una necessità. Direi che il campo largo ha avuto il valore di un test preliminare. Se l’esperimento fosse fallito in Campania e in Puglia, sarebbe stata messa in discussione la sua riproposizione in vista delle prossime Politiche". Poi il sondaggista spiega: "In queste elezioni, francamente, no. Non c’è stato un bacino reale di indecisi da contendere. Ogni candidato ha parlato al proprio perimetro elettorale, consolidando la base tradizionale. Nessuno è riuscito a sfondare convincendo gli elettori mobili, quelli che possono cambiare gli equilibri. Molti potenziali indecisi non sono diventati votanti: hanno semplicemente scelto di restare a casa. È un comportamento diverso". Infine una rilfessione sull'astensionismo: "Il fattore decisivo è la forza delle liste. In Veneto, dove il centrodestra dispone di strutture più radicate e liste costruite nel tempo, l’astensionismo ha persino favorito la coalizione. In Campania e Puglia, al contrario, il centrodestra presentava candidati meno radicati e liste deboli, e lì ha pagato pegno. La variabile non è l’area politica, ma il livello di organizzazione territoriale".




