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Il dilemma russo e lo zar che sogna di tornare a Yalta

di Mario Sechi mercoledì 26 novembre 2025

2' di lettura

Winston Churchill nel 1939 disse che «la Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma»; George Kennan nel 1947 scrisse per Foreign Affairs un articolo passato alla storia firmato da “X” che delineava la dottrina del “containment” sotto il titolo “Le fonti del comportamento sovietico”; Henry Kissinger nel 1957 pubblicò un libro fondamentale (il primo di una lunga serie) intitolato “Armi nucleari e politica estera”, un testo che in questi giorni appare profetico come quello di Kennan e la frase di Churchill.

Il periodo temporale è quello seguente alla chiusura della Seconda guerra mondiale e all’apertura della Guerra Fredda, ottant’anni fa cominciava la lunga partita a scacchi con Mosca e oggi scopriamo che non è mai finita. La bomba atomica ha cambiato tutte le regole del gioco, le armate di Stalin che andavano a morire a milioni sono state sostituite dal plutonio e dai missili che lo trasportano, tutti i concetti della strategia dopo l’esplosione di Hiroshima e Nagasaki e l’acquisizione della capacità nucleare da parte di Mosca sono cambiati. Gli Stati Uniti e l’Europa hanno a che fare con questo nemico che ieri aveva il volto di Stalin e oggi ha quello della sfinge di Putin: imprevedibile, imperscrutabile, impressionante.

Trump, Zelensky e gli alleati hanno chiuso un accordo per un piano da portare al tavolo del Cremlino, ma nessuno sa esattamente cosa si agiti nella mente dell’uomo che viene da San Pietroburgo, Vladimir Putin. È la Russia che manca all’appello, come ha sottolineato Giorgia Meloni, è l’impero con nove fusi orari che deve ricevere la palla e rispondere. Il dilemma strategico di Trump è gigantesco, quello dell’Europa è al limite della sopravvivenza, il problema russo non è quello della sua fanteria ma quello della Bomba, Putin non vuole solo il territorio che ha occupato in Ucraina, punta a ricostruire le sfere di influenza che furono disegnate dal patto di Yalta poco prima della caduta di Berlino. Qualunque sia l’esito del negoziato siamo di fronte al nuovo mondo con l’antico dilemma ancora irrisolto.

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