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Dossieraggio, le tre relazioni in Antimafia che smentiscono il grillino De Raho

di Simone Di Meomartedì 2 dicembre 2025
Dossieraggio, le tre relazioni in Antimafia che smentiscono il grillino De Raho

3' di lettura

Uno degli snodi nell’inchiesta sullo spione Pasquale Striano è la relazione del 4 marzo 2020, non firmata e non protocollata, di cui il vice dell’Antimafia, Giovanni Russo, si è attribuito la paternità. Un documento che l’allora procuratore Federico Cafiero De Raho sostiene di non aver ricevuto mettendone in dubbio, addirittura, l’autenticità e adombrando macchinazioni ai suoi danni. Perché si tratta di un indizio importante? Perché dimostrerebbe che, già all’epoca, il nome dell’ufficiale della Guardia di finanza infedele era tenuto sott’osservazione per i suoi sistemi poco ortodossi (illegali?) di lavorazione delle Sos e per una certa insofferenza al rispetto delle regole. C’è tuttavia la criticità della firma e del protocollo che mancano a indebolirne il valore probatorio. Assenze che pregiudicherebbero, secondo Cafiero De Raho, l’attendibilità della relazione, nonostante Russo abbia confermato a verbale a Perugia di averla redatta e consegnata in maniera informale come «gesto di rispetto» nei confronti del capo.

Tra le carte del filone sul dossieraggio, però, emergono ora le prove dell’autenticità di quella nota al di là di ogni ragionevole dubbio. Ovvero le informative firmate dalla polizia giudiziaria, chiamata a «indagare» su Striano, che sono state trasfuse nella relazione del 4 marzo 2020. Anch’esse ritrovate, per caso, in alcuni scatoloni durante un trasloco nella sede della Direzione nazionale antimafia. Parliamo, in particolare di tre report, redatti il 6, l’11 e il 18 dicembre 2019, pochissimi giorni dopo l’invio dell’atto di impulso, a firma di Cafiero, sui presunti conti truccati della Lega che aveva fatto arrabbiare per lo sconfinamento addirittura il procuratore di Milano, Francesco Greco. Investigazioni – è importante sottolineare- che lo stesso Cafiero, oggi deputato grillino, aveva bollato come irrituali trattando una materia fuori dalla competenza della Dna.

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La prima circolare, che porta la firma di Russo e il visto di Cafiero, appare appositamente costruita per porre un freno alla gestione allegra delle informazioni sensibili nella Procura antimafia. Ribadisce, infatti, che gli accertamenti pre-investigativi sulle Sos devono essere svolti solo dal personale «nominativamente» assegnato col divieto assoluto di sub-deleghe da parte della polizia giudiziaria. E, soprattutto, impone che i risultati delle ricerche e delle analisi finanziarie vengano trasmessi al solo Russo, cui poi sarebbe toccato il compito di smistarle ai magistrati competenti. Un argine, col senno di poi, allo strapotere di Striano in Dna di cui, come vedremo, tanti erano al corrente.

La seconda nota (11 dicembre 2019) offre ulteriori spunti di interesse perché è firmata dal coordinatore del Gruppo ricerche della Dna che riferisce a Russo come Striano abbia «scippato» una Sos delle Dogane non destinata a lui. E confluita poi in un atto di impulso, sempre a firma di Cafiero, «alla Procura distrettuale competente». In questa circostanza, di fronte alle rimostranze del titolare «derubato» della Sos, Striano avrebbe riferito di «non avere interesse alcuno per gli aspetti che riguardano l’iter di assegnazione e di evasione delle pratiche».
Non un episodio isolato, peraltro, spiega ancora il documento, tant’è che «nel tempo» si erano «verificati tentativi analoghi di “gestione anomala” delle pratiche» da parte dello stesso finanziere, oggi indagato. Quindi, non solo Russo nutriva un atteggiamento di sospetto su Striano, ma gli stessi colleghi guardavano con severità alla sua spregiudicata conduzione di ricerche e riscontri informativi.

Nel rapporto del 18 dicembre 2019, invece, sono riportati gli esiti di un approfondimento, delegato da Russo al Gruppo ricerche, sulle modalità di lavoro delle Segnalazioni di operazione sospetta. Scavando negli archivi e nei server, i colleghi di Striano scoprono che «le informative, indirizzate direttamente a Laudati, hanno subito una modifica nel gruppo firma, risultando firmate a nome del gruppo di lavoro Sos dal ten. Striano, senza che – di fatto – vi siano modifiche sostanziali alle informazioni contenute». Dunque, l'ufficiale con la passione per gli accessi abusivi si sarebbe appropriato del lavoro degli altri e, addirittura, accadeva che, «inspiegabilmente», Striano firmasse addirittura «le informative della Dia», organo investigativo a lui estraneo.

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Tutti questi spunti sono stati trasfusi nella relazione del 4 marzo 2020 dell'aggiunto Russo che, dunque, pur senza i crismi della ufficialità (non è firmata né protocollata, come detto), riporta denunce circostanziate, oggetto di altre e verificabili fonti. Cafiero potrà sempre dire di non aver mai letto il resoconto di Russo, ma oggi sicuramente non potrà più sostenere che sia stata fabbricata da chissà chi con chissà quali oscuri obiettivi. All’epoca, in Dna, tantissimi avevano iniziato a prendere le distanze da Striano. E l’avevano messo pure nero su bianco.

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