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Repubblica, sinistra in ginocchio da Meloni per salvare il loro giornale

di Alessandro Gonzato venerdì 12 dicembre 2025

3' di lettura

Attenzione, a sinistra è partito un nuovo scoppiettante “Meloni riferisca in aula e faccia qualcosa”, che per qualità supera il boldriniano – era maggio – «il governo ci dica come intende contribuire a una soluzione diplomatica rapida ed efficace tra India e Pakistan». Tra India e Pakistan? «La presidente...», Boldrini taccuino in mano aveva esitato per un paio di secondi, «dovrebbe fare... qualcosa, per questo sto intervenendo. Per chiedere al governo di fare qualcosa».

D’accordo ma cosa? Qualcosa. E però dicevamo che l’anno finisce coi botti: pim-pum-pam, sembra il Carnevale di Rio ma è largo del Nazareno. Per il Pd, a cui si accodano M5s e la Bonelli&Fratoianni col fegato in mano, pardon con la miccia, Meloni deve presentarsi in parlamento perché John Elkann ha deciso di vendere i giornali che l’hanno sempre attaccata con ogni mezzo e qualsiasi pretesto. In ginocchio da te, canta Morandi. Giorgia saves La Repubblica e La Stampa, ma qui Morandi non c’entra.

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L’odiata Giorgia tirata per la giacchetta per salvare i giornali della sinistra: da lassù riderà anche Silvio. «Il governo», tuona Francesco Boccia, capo dei senatori dem, «non può restare silente e fermo. Palazzo Chigi deve assumere un’iniziativa immediata di fronte a quella che appare come una vera e propria dismissione di un patrimonio della democrazia italiana. Per la tutela di beni e capitali strategici di interesse nazionale», sottolinea Boccia, «viene spesso evocato il “golden power”, usato da questo governo per molto meno». Boccia pretende che Meloni si opponga alla trattativa tra privati perla cessione di alcuni giornali, e immaginate se lo facesse davvero ma non ci fossero di mezzo i due fogli progressisti: altro che allarme fascismo e l’Istituto Luce, la sinistra irromperebbe in parlamento imbracciando i reduci dell’Anpi. Pensate poi se la premier intervenisse nella trattativa e poi Elkann vendesse a un imprenditore cresciuto in Alleanza Nazionale o col Sole delle Alpi.

Per la líder Schlein l’emergenza è maxima: «Siamo estremamente preoccupati dai rischi di indebolimento o addirittura di smantellamento di un presidio fondamentale della democrazia. Non è possibile restare in silenzio di fronte a tutto questo», sbotta la capodem. «Non ci sono certezze sulle intenzioni del potenziale acquirente. Le richieste delle redazioni non hanno ricevuto risposta: servono garanzie occupazionali per il futuro dei dipendenti del gruppo e serve assicurare i principi costituzionali di pluralismo dell’informazione e di libertà di stampa. Sono princìpi cardine della nostra democrazia. Per questo», evidenzia la leader, «siamo al fianco dei giornalisti e sosterremo ogni iniziativa volta a mantenere alta l’attenzione e ottenere chiarimenti su una vicenda che tocca direttamente la salute del sistema democratico. In gioco non c’è solo un gruppo editoriale, ma un patrimonio storico e civile del Paese».

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I parlamentari del Pd Piemonte hanno annunciato un’interrogazione urgente: «Non è pensabile che le istituzioni e il governo siano spettatori, vogliamo capire come il governo intenda affrontare una vicenda che prefigura gravi rischi in termini di pluralismo dell’informazione italiana e ricadute occupazionali».

Il “verde” Angelo Bonelli è incontenibile: «La vendita all’armatore greco Kyriakou è un fatto che desta profonda preoccupazione anche per la qualità della nostra democrazia. Chi è Kyriakou?», si chiede il talent scout di Soumahoro e Ilaria Salis. «È un amico di Trump di cui ha una foto sulla scrivania», e sarebbe inaccettabile se ne avesse una anche in bagno. Bonelli continua: «Perché scrivo questo?».

Se non lo sa lui ci arrendiamo. L’ambientalista però va avanti e spiega che «demolire uno strumento d’informazione che ha rappresentato un punto di riferimento culturale per i progressisti sarebbe gravissimo, un fatto che dovrebbe destare un allarme immediato e che rischia di confermare una normalizzazione a destra degli spazi d’informazione».

Tra i 5Stelle brillano l’ex magistrato Federico Cafiero De Raho e Chiara Appendino. Il primo pretende che «il governo si impegni per una totale protezione del mondo dell’informazione», la stessa che per anni i 5Stelle hanno dileggiato in ogni occasione. L’ex sindaco di Torino invece tocca un tasto nuovo: «Ci aspettiamo che il governo dica qualcosa». Scommettiamo che nasceranno flash mob e sceneggiate varie contro il governo? Il carnvevale dell’Avvento.

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