Sos di Gianfranco a Letta: non attaccatemi più
di Tommaso Montesano
Silvio Berlusconi lo aspetterà in Parlamento. Gli altri, in primis i registi del «delirio diffamatorio» ordito ai suoi danni con la campagna sulla casa di Montecarlo, nelle aule di tribunale. Gianfranco Fini cambia strategia: basta con le risposte sui giornali, le smentite quotidiane e il fuoco di fila dei colonnelli. I gruppi di Futuro e Libertà, assicura per l'ennesima volta il fedelissimo Italo Bocchino, «garantiranno la fiducia al governo per l'intera legislatura». Tradotto: l'eventuale crisi sarà esclusivamente colpa del Cavaliere. Quanto all'appartamento monegasco, se ne riparlerà nelle «sedi competenti», vale a dire le aule di giustizia, al momento giusto. E comunque sia chiaro, fa filtrare il presidente della Camera dopo il colloquio avuto con Gianni Letta a margine della camera ardente di Francesco Cossiga, «chi alimenta conflitti sparando contro le istituzioni», Quirinale o Montecitorio che siano, «non fa che danneggiare il Paese». L'avvertimento Ce ne ha messo di tempo, la macchina finiana, a carburare. Ma alla fine la quadra tra le varie anime di Futuro e Libertà è stata trovata. Almeno sulla strategia. «Tacciano gli ultras», avevano chiesto i parlamentari più dialoganti (Silvano Moffa, Roberto Menia e Giuseppe Consolo). Ed ecco che ieri, pressoché in solitudine, si leva la voce di Bocchino, che è sì uno dei guastatori, ma resta pur sempre il capogruppo a Montecitorio. È lui, alla vigilia del primo vertice del Popolo della Libertà in vista della verifica di settembre, a fissare la nuova linea d'azione. Quella di non offrire pretesti a Berlusconi per invocare le temute elezioni anticipate. «Non c'è nessuna crisi di governo in atto», scrive Bocchino sul sito di Generazione Italia. «La crisi può aprirla soltanto Berlusconi con le sue dimissioni o il PdL negando la fiducia al governo». Ma in quel caso, avverte il capogruppo di Fli, sarebbe il premier a «rompere il patto con gli elettori» rimettendo in pista il Parlamento, che a quel punto avrebbe il «diritto-dovere di esprimersi» vagliando tutte le opzioni previste dalla Costituzione, governi tecnici o di transizione inclusi. E il presidente del Consiglio, aggiunge Bocchino, ha già «violato il patto con gli italiani» espellendo «senza contraddittorio e in maniera illiberale» Fini dal PdL. Futuro e Libertà, tuttavia, come fa sapere anche Adolfo Urso, è disponibile a raggiungere una «forte intesa per un chiaro e netto patto di legislatura che veda insieme i contraenti del patto con gli elettori. Quindi Berlusconi, Fini e Bossi». Decidono le toghe Il presidente della Camera aggiusta il tiro anche sulla «telenovela» immobiliare, come il suo portavoce, Fabrizio Alfano, ha definito l'inchiesta sulla casa di Montecarlo. «Fini non intende contribuire a scriverne nuove puntate offrendo quotidiane smentite. Una puntuale e dettagliata ricostruzione dei fatti sarà invece offerta nelle sedi competenti (consiglio dell'Ordine dei giornalisti e tribunali)». Avvertimento che Fini indirizza ancora una volta a Vittorio Feltri, direttore del Giornale, che ieri ha pubblicato una nuova testimonianza sulla presenza di Fini, sempre negata dal diretto interessato, nel Principato. «Un semplice accertamento presso le autorità monegasche e italiane che registrano i movimenti delle scorte sarebbe sufficiente a dimostrare che la trasferta a Montecarlo è frutto unicamente della fervida fantasia del signor Mereto», ovvero l'ingegnere Giorgio, il testimone citato dal quotidiano, titolare di una società di trading petrolifero residente da 25 anni a Montecarlo. «Non un Pinco Pallino qualunque», replica Feltri. Mereto, però, che in serata fa segnare un punto a Fini smentendo le sue dichiarazioni: «Non corrispondono a quanto da me dichiarato alla presenza di testimoni». Presa di distanza cui Mereto fa seguire l'annuncio di aver dato mandato ai propri legali di «intraprendere ogni azione» a tutela della propria immagine. Immeditata la replica del quotidiano: «La conversazione è stata registrata e siamo pronti a metterla a disposizione dei legali dello stesso Mereto e dell'autorità giudiziaria».