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Ex tesoriere: usata carta di credito Alla Margherita sapevano tutto

L'ex tesoriere accusato di aver preso 13 milioni di euro dalle casse del partito di Rutelli racconta il sistema di contabilità

Nicoletta Orlandi Posti
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«I vertici della Margherita sapevano», ha detto ai pm che lo hanno interrogato per sei ore l'ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi. Ma la novità, da prendere un po' con le molle, è che i celebri spaghettini al caviale sono stati mangiati a sua insaputa. Non sappiamo se Lusi l'ha detta così ai magistrati, ma certo entrando nel palazzo di Giustizia di Roma per l'interrogatorio sui fondi spariti dalla Margherita, è stato proprio lui a dirla così ai cronisti giudiziari. Forse solo una battuta, forse l'ultimo giallo di questa intricata vicenda: «Si vede che qualcuno ha usato la mia carta di credito». Qualcosa di più debbono avere chiesto i magistrati che lo stavano aspettando per interrogarlo: il procuratore aggiunto Alberto Capena, il pm Stefano Pesci, e per un'oretta anche il neo procuratore della capitale, Giuseppe Pignatone. l faccia a faccia con i pubblici ministeri è durato ore, e in gran parte si è fermato sulla posizione personale di Lusi. Poi sono stati chiariti anche i rapporti e le responsabilità degli amministratori delle società che avrebbero ricevuto fondi della Margherita triangolati con due scatole cinesi di diritto canadese. Ma nel colloquio il tesoriere della Margherita ha voluto spiegare con dichiarazioni spontanee tutto il sistema di contabilità su cui funzionava il partito da lui amministrato, e anche la filosofia con cui dopo lo scioglimento di fatto della formazione politica che nel 2007 confluì nel Pd insieme ai Ds, si sono registrate imponenti spese per servizi e per un'attività politica che sulla carta non c'era. Questo filone resta il mistero principale per la politica, quello che sta agitando di più gli ex esponenti della Margherita e di conseguenza anche la vita interna del Pd. Il caso della carta di credito ad esempio può sembrare minore rispetto al grande fiume di denari che si è mosso dal bilancio del partito estinto. È stato utilizzato con sapienza da chi ha avuto in mano la contabilità della Margherita dopo le dimissioni del suo tesoriere. Di sicuro aveva una carta di credito «aziendale» Francesco Rutelli, per sua stessa ammissione conservata fino alla fondazione dell'Api. Rimborsi spese e facilitazioni aziendali erano previste però anche per altri dirigenti del partito, e ora tutta la contabilità è stata ricostruita. Alla procura possono interessare anche altri tipi di pagamenti. Come venissero divisi i fondi anno per anno fra satrapie e correnti della Margherita è invece tema squisitamente politico, destinato magari a infiammare le guerre interne, ma non a sporcare le fedine penali. Il problema politico nasce dal fatto che alcuni alti dirigenti della Margherita sono restati a secco di aiutini finanziari di cui avrebbero magari avuto bisogno, e soprattutto erano del tutto ignari di finanziamenti ricevuti da altri colleghi. di Fosca Bincher  

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