Mafia, identificati i resti di Placido Rizzotto Il sindacalista ucciso da Cosa nostra nel'48
Cronaca
Palermo, 9 mar.- (Adnkronos) - Appartengono a Placido Rizzotto, il sindacalista sequestrato e ucciso dalla mafia nel 1948, i resti scheletrici ritrovati e sequestrati nel settembre del 2009 all'interno di una foiba a Rocca Busambra, nelle campagne di Corleone (Palermo). L'identità dei resti è stata accertata da esami di laboratorio eseguiti dal Gabinetto della Polizia Scientifica di Palermo. I resti dello scheletro ritrovato furono comparati con il Dna di un parente di Placido Rizzotto morto anni fa per cause naturali. Così è stato possibile risalire all'identità del partigiano e sindacalista. Esponente del partito socialista, Rizzotto fu rapito a 34 anni mentre stava andando a una riunione politica. A essere accusato della sparizione di Rizzotto fu il boss Luciano Liggio ma venne assolto per insufficienza di prove. Un pastore bambino, che assistette all'omicidio venne invece ucciso. Ad occuparsi delle indagini fu l'allora giovane capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa. La difficoltà più grande per riuscire a identificare con certezza i resti del cadavere di Placido Rizzotto è stata quella di tirar fuori ''il profilo genetico. E' stato più semplice poi riuscire a compararlo con il Dna di un congiunto di Rizzotto'', ha detto Nicolò Polizzi, responsabile del laboratorio indagini biologiche della polizia scientifica di Palermo. Con Polizzi le indagini scientifiche sono state seguite dal medico legale della polizia Antonella Cacia. Dai primi risultati sembra che Rizzotto sia stato ucciso dalla mafia insieme con il suo mulo. Entrambi sono stati poi gettati nella foiba a circa 50 metri di profondità. ''Nella foiba c'erano sia ossa umane che animali -spiega Antonella Cacia- questo ha reso più difficile ottenere il profilo genetico''. Soltanto dopo tempo la polizia scientifica, grazie anche ai nuovi strumenti a disposizione, è riuscita ad avere il Dna dei resti ritrovati nella foiba e compararli con quelli del padre di Rizzotto, già deceduto da anni. Nei giorni scorsi i risultati definitivi. Come spiegano gli esperti della scientifica i resti ritrovati a Rocca Busambra sono attribuibili con certezza ''per il 76%''. Nelle foibe di Corleone sono stati trovati numerosi altri resti umani e la polizia scientifica sta eseguendo ulteriori esami per accertarne l'identità. Gli esperti dei vigili del fuoco si sono calati nella fessura chiamata ciacca di Rocca Busambra. ''Nel 'cimitero dei corleonesi' -dice il vicario della Questura, Maurizio Agricola- c'erano altre ossa umane su cui adesso stiamo eseguendo degli accertamenti''. Al momento è impossibile però capire a chi appartengano gli scheletri ritrovati. ''Dobbiamo eseguire delle comparazioni -dice ancora Agricola- soltanto in questo modo la polizia scientifica potrà verificare l'identità di quelle ossa''. Alla domanda se in quella stessa foiba ci possano essere i resti di Mauro De Mauro, il giornalista ucciso da cosa nostra nel settembre 1970 e i cui resti non furono mai ritrovati, Agricola chiosa: ''E' troppo presto per rispondere. Non siamo in grado al momento di capire di chi siano quegli scheletri''. Alla conferenza stampa, che si è tenuta in Questura erano presenti anche il sindaco di Corleone, Antonino Iannazzo e Placido Rizzotto, nipote omonimo della vittima di cosa nostra oltre al vicario della Questura Maurizio Agricola e il dirigente del commissariato di Corleone Filippo Cali'. Il primo a indagare sulla scomparsa di Rizzotto fu l'allora capitano Carlo Alberto Dalla Chiesa. ''Abbiamo smontato tutti i tentativi compiuti da cosa nostra per cancellare la memoria di mio zio, finalmente potremo invece dargli una degna sepoltura grazie alla polizia scientifica che e' riuscita ad accertare la sua identità'', ha detto il nipote del sindacalista.