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Medicina: studio su Tbc al Gemelli, dubbi su diagnosi bimbi positivi al test

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Cronaca

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Roma, 23 mar. (Adnkronos Salute) - La forte discrepanza tra i risultati del test della tubercolina e del Quantiferon nel caso Tbc esploso nel 2011 al Policlinico Gemelli di Roma "genera dubbi sulla diagnosi di infezione latente per i 118 neonati risultati positivi al Quantiferon Gold". Sono le conclusioni di uno studio che sara' pubblicato su 'Pathogens and Global Health' la settimana prossima, firmato da tre ricercatori italiani, Antonio Cassone, visiting professor all'Imperial College di Londra, Roberto Cauda, docente di malattie infettive e medicina tropicale dell'universita' Cattolica di Roma e Andrea De Maria, infettivologo dell'Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova. Secondo i ricercatori il fatto che "tutti i 118 piccoli positivi al Quantiferon siano risultati negativi al test standard della Tbc, la tubercolina", evidenzia una discrepanza notevole tra i due esami, ma anche la "mancanza di dati certi sul reale valore predittivo del Qantiferon nei neonati". Tanto che gli studiosi ipotizzano una spiegazione alternativa alla potenziale fonte di trasmissione, rappresentata dall'infermiera dell'ospedale affetta da tubercolosi. Anzi, i ricercatori avanzano una spiegazione alternativa che non coinvolge la Tbc: esisterebbero infatti almeno due fenomeni immunologici che potrebbero, in teoria, spiegare i risultati positivi al Quantiferon. Si tratta di ipotesi, sottolineano gli stessi autori, che se dimostrate corrette, potrebbero aiutare a mettere a punto linee guida piu' accurate per identificare i neonati realmente entrati in contatto con il batterio. "A colpirci e' la forte discrepanza fra i risultati dei due test: i bimbi positivi al Quantiferon sono tutti tubercolino-negativi, un caso unico in letteratura", spiega all'Adnkronos Salute Cassone. (segue)

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