Disastro di Bertolaso. Quella sua frase sui rom, e il centrodestra esplode
È pur vero che Silvio Berlusconi l'ha mandato in campo con la missione di «recuperare» l'elettorato di centro, il famoso “generone romano” che, di volta in volta, decide i sindaci di Roma, ma Guido Bertolaso, forse, ha un po' esagerato. «I rom? Sono una categoria vessata e penalizzata»; «io non ho mai votato Berlusconi, sono un vecchio dc...». L'ex capo della Protezione civile, già sottosegretario a Palazzo Chigi all'epoca dell'ultimo governo del Cavaliere, ha accettato di essere il candidato di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Noi con Salvini giusto venerdì, ha gettato un po' di ottimismo nel fronte conservatore, ma già ieri è entrato in rotta di collisione con il successore di Umberto Bossi. A causare lo “strappo”, una intervista del neo-candidato del centrodestra a RadioCapital: «Roma è ridotta a un immondezzaio, una groviera. Contro questa tragica situazione ci vuole un sindaco con esperienza e gli attributi. Io gli attributi me li sono dovuti costruire sul campo, alla luce dei mestieri che ho fatto», ha attaccato, parlando di sè. Poi Bertolaso è andato all'attacco di Alfio Marchini, candidato civico e di Ncd, che potrebbe rubargli voti: «È uno perbene, ma ho perplessità; non bastano entusiasmo e soldi», ha aggiunto. I due passaggi “sensibili” sono i successivi, sul ruolo del Cavaliere e, sopratutto, sul problema dei rom. «Mi definisco un vecchio democristiano, non ho mai votato Berlusconi», ha rivelato. Qualche giorno fa, in un'altra intervista, aveva ricordato una sua collaborazione con Francesco Rutelli. L'ex sottosegretario ha parlato di Matteo Salvini: «Ci siamo parlati al telefono. Lui è uno concreto, bada al sodo e in questo mi ritrovo. Poi magari su alcuni problemi specifici abbiamo idee diverse», ha sottolineato. Sulle differenze, però, Bertolaso è stato fin troppo chiaro. Così, alla domanda sull'eventuale uso delle “ruspe”, l'ex numero uno della Protezione civile ha risposto così: «No, userei più diplomazia, più tatto, più cautela». Fin qui, tutto bene. «Io mi metto sempre dalla parte dei più deboli e i rom sono una categoria che è stata vessata e penalizzata», ha aggiunto, esagerando forse col “buonismo”. Il neo candidato ha parlato bene del suo avversario piddino, Roberto Giachetti e addirittura dei grillini, «animati da buona volontà, forse troppo aggressivi». Uniche due concessioni alla realpolitik, la promessa di risolvere lo «scandalo di affittopoli» seguendo la ricetta «fuori tutti, tranne quelli veramente indigenti, che sono un'assoluta minoranza» e la lotta ai fannulloni capitolini che, a suo dire, «sono troppi e maleorganizzati». Tanto è bastato che, a meno di 24 ore dal vertice di domenica sera, ad Arcore, tra Berlusconi, Giorgia Meloni e Salvini, quest'ultimo prendesse le distanze dal candidato unitario. «Chi vuole correre in alleanza con Noi con Salvini e non condivide le nostre politiche sulla sicurezza, sul contrasto alla illegalità, sulla lotta contro il degrado e sulla chiusura di tutti i campi rom abusivi, cambi strada perchè ha sbagliato compagni di viaggio», ha gelato tutti Barbara Saltamartini, vicepresidente dei deputati della Lega-Noi con Salvini. Secondo lei, che è stata una dirigente di An e poi del Pdl, è «paradossale dire che i rom sono vessati e penalizzati, quando chi invece lo sono i cittadini romani costretti a vivere tra roghi tossici, furti, sporcizia e degrado...». Stessa linea per la compagna di partito, Souad Sbai, ex deputata Pdl, di origine marocchina: «Bertolaso torni sui suoi passi, i romani vogliono che l'illegalità sia estirpata». La tensione tra la Lega e gli altri è dovuta anche alla mancata chiusura dell'accordo a Bologna, dove il Carroccio vuole Lucia Bergonzoni. «Chiuderemo in settimana», ha garantito Meloni, ieri nella città. Anche Gianfranco Rotondi, ex ministro e leader di Rivoluzione cristiana, ha dubbi: «Se i tre leader di questa Casa delle libertà bonsai non la completano con qualcosa di cattolico democratico, perdiamo», avverte. «Bertolaso? Così non arriva al ballottaggio...», aggiunge. A difendere il candidato solo l'azzurro Francesco Giro: «È una polemica inutile; Guido è in prima linea contro il degrado sociale da 30 anni». di Paolo Emilio Russo