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Nomadi, la Capitale adotta

il numero chiuso

Dario Mazzocchi
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 La popolazione nomade della Capitale sarà regolata attraverso un “numero chiuso”. Lo ha annunciato il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, e la conferma è arrivata dal sindaco Gianni Alemanno: “A Roma ci saranno solo seimila nomadi: la città non è in grado di sostenerne di più”, sono state le parole di Pecoraro. L'ultimo censimento conta 7.200 presenze in oltre cento campi. "Abbiamo attuato una vera e propria rivoluzione copernicana e cancellato una vergogna europea", ha dichiarato invece Alemanno. Il sindaco, insieme al ministro dell'Interno, Roberto Maroni, al prefetto di Roma e all'assessore comunale alle Politiche sociali, Sveva Belviso, ha presentato il nuovo piano nomadi nel campo autorizzato di via di Salone. Il primo cittadino è stato accolto da un applauso da parte della popolazione che vive nel campo; poi, sotto una tenda allestita per l'occasione, ha illustrato il significato ed il lavoro che sta dietro questo nuovo piano. "Situazione inaccettabile" - "Il piano – secondo Alemanno - cancella una vergogna europea, una situazione inaccettabile come quella che c'era al Casilino 900".  Con il nuovo documento sono previsti anche i lavori di ristrutturazione nei campi autorizzati e che "coinvolgeranno la stessa popolazione. Nel campo di Salone, per esempio, sono stati assunti a tempo indeterminato, 6 nomadi".  Da parte del sindaco l'impegno a impiegare chi vuole lavorare nelle ristrutturazione dei campi e di creare dei punti di avviamento al lavoro e delle politiche finalizzate all'inserimento di queste persone. La sfida di Maroni: misura da esportare - Da parte sua, il ministro Maroni ha colto l'occasione per lanciare una sfida: portare il modello di gestione dei campi nomadi dell'Italia in Europa. “Abbiamo avuto il coraggio - ha detto Maroni - di affrontare un problema che c'è in molte parti d'Europa e che spesso non viene affrontato. Vogliamo portare il nostro modello in Europa". "Anche chi ci ha accusato - ha proseguito il ministro - in questi mesi di aver violato i diritti dei più deboli dovrà ricredersi se ha un minimo senso di correttezza e riconoscere che il modello che stiamo mettendo in pratica è la strada maestra per dare una risposta al problema".

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