‘Quasi artificiale': quale vitaal tempo della biologia sintetica
Piccolo Teatro di Milano e Fondazione Sigma Tau hanno organizzato un dibattito sulla biologia sintetica, argomento di grande attualità dopo che un gruppo americano ha annunciato di essere riuscito a far riprodurre batteri che portano “lettere” artificiali nel loro Dna
Chapeau! Di incontri la Fondazione Sigma Tau ne ha organizzati centinaia – penso solo ai magnifici ‘SpoletoScienza' al Festival dei due mondi – ma questo, organizzato ‘all'ultimo e in tutta fretta' vista l'estrema attualità del tema, è stato veramente tra i più interessanti e ricchi di contenuto. Anche perché la scoperta cui faceva riferimento, annunciata ai primi di maggio, è di quelle veramente rivoluzionarie: un gruppo di ricercatori dello Scripps Reasearch Institute de La Jolla a San Diego, California – a cui la rivista Nature ha dedicato la copertina – e guidato da Floyd E. Romesberg, ha letteralmente sintetizzato un organismo vivente capace di replicarsi con un DNA “quasi artificiale”. In breve, il primo batterio Escherichia coli ad avere nel DNA, oltre le quattro lettere A-T e C-G che lo compongono naturalmente, due in più inserite artificialmente dall'uomo, dunque una forma di vita completamente nuova. La notizia, che ha fatto il giro del mondo, meritava un'ampia e seria riflessione che sapesse usare un linguaggio appropriato e comprensibile. Con questa finalità, Fondazione sigma-tau e Fondazione Telethon – con il sostegno non condizionato dell'Università Vita-Salute San Raffaele e Università di Pavia – hanno presentato nei giorni scorsi al numerosissimo pubblico del Teatro Studio Melato di Milano l'incontro “Quasi artificiale. La vita al tempo della biologia sintetica”. Ad animare il dibattito, coordinato dal giornalista Federico Pedrocchi, Radio24-Il Sole24Ore, il genetista Edoardo Boncinelli, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano; Diego di Bernardo, Università di Napoli “Federico II” Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli; il biologo Carlo Alberto Redi e il giurista Amedeo Santosuosso dell'Università di Pavia. Il giornalista scientifico Sergio Pistoi, invitato ma che non ha potuto partecipare, ha inviato un video-messaggio molto interessante e che ha aiutato il pubblico ad inquadrare al meglio la tematica oggetto del dibattito. Il dibattito ‘in diretta'. “Arthur C. Clarke lo diceva: ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia” - avverte Sergio Pistoi, autore del libro “Il DNA incontra Facebook” – “e nel caso della biologia sintetica è facile tirare fuori le vecchie paure di chi pensa che gli scienziati si divertano a fare gli dei. In realtà c'è solo un manipolo di pionieri per nulla divertiti che prova a mettere a punto tecniche complesse, qualche volta ci riesce e dice “OK, funziona, si può fare". Siamo onesti: nessuno oggi sa davvero a cosa serve riempire una cellula di cromosomi artificiali o arricchire il DNA con “lettere” sintetizzate in laboratorio. Ma questo è normale. Si dice che l'innovazione è come buttarsi in una piscina vuota sperando che nel frattempo si riempia. Io sono d'accordo: se tutto va bene, un giorno altri riempiranno la vasca mettendo a frutto il lavoro di oggi”. Meno fiducioso nell'immediato futuro si è mostrato Edoardo Boncinelli, secondo il quale, di questa scoperta “in realtà non so cosa ce ne faremo - ha dichiarato – Già oggi siamo in grado di indurre la produzione di molecole e proteine che non esistono in natura e non credo, anche se in futuro potrò essere smentito, che si otterranno grandi applicazioni da tutto questo”. Diego di Bernardo, invece, è stato più cauto: “I batteri artificiali costruiti finora hanno un DNA in quattro lettere che viene manipolato e ricostruito, per esempio per far loro produrre biocarburante. Ma in questo modo si rendono più deboli, perché parte della cellula viene impegnata nel nuovo compito e non può più assolvere ai suoi compiti normali. Con l'alfabeto espanso, invece, potremo costruire batteri sani, che in più fanno ciò che vogliamo che facciano, dunque controllabili. Non solo: essi pongono meno problemi di sicurezza poiché, essendo fatti da lettere artificiali, la loro replicazione dipenderà da noi e dalla nostra fornitura di mattoncini della vita, costruiti su misura”. E se il giurista Amedeo Santosuosso ha parlato della biologia sintetica valutandone opportunità e rischi sul piano giuridico e del quotidiano, Carlo Alberto Redi ha voluto esortare noi cittadini alla conoscenza quale unica via per il cambiamento: “Oggi, i biologi sono passati dal saper descrivere al saper sintetizzare i viventi! Ogni sistema biologico può essere considerato come una combinazione di elementi funzionali individuali che possono essere ricombinati in nuove configurazioni capaci di modificarne le precedenti proprietà funzionali o di crearne di nuove. Ecco dunque che la biologia sintetica si presenta come la più formidabile possibile risposta alle sfide biomediche, energetiche, ambientali ed alimentari che il pianeta popolato da 7 miliardi di persone, e la cui superficie ed atmosfera sono ormai super-abusate, deve affrontare e risolvere. Tutti i cittadini debbono conoscere per poter decidere quali applicazioni ritengano lecite”. (F. F.)