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Genitori anche dopo il tumoregrazie alle banche dei gameti

Intervista con il professor Andrea Lenzi (nella foto), presidente della Società Italiana di Endocrinologia SIE sulle banche dei gameti per preservare la fertilità maschile dopo il tumore

Maria Rita Montebelli
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Il tema della crioconservazione dei gameti maschili e femminili pone una serie di questioni delicate: quali sono gli aspetti più critici, con particolare riferimento ai pazienti oncologici? Qual è il ruolo delle società scientifiche circa il rispetto di criteri e procedure da seguire? Rispetto al tema della fertilità dopo patologie o terapie che riducono sensibilmente la capacità di procreare, le questioni delicate sono diverse. La prima questione è di tipo medico ed è legata alla necessità di crioconservare i gameti del paziente che ha nel contempo urgenza di iniziare delle terapie oncologiche che inibiranno la sua fertilità in maniera definitiva o transitoria. Il periodo finestra tra il momento in cui il paziente ha ricevuto la diagnosi di tumore e l'inizio della terapia è l'unico spazio utile per la crioconservazione dei gameti. È quindi necessario avere Centri di crioconservazione abbastanza vicini all'utenza che siano al tempo stesso qualificati, e quindi dimensionati in maniera tale da attuare quelle norme di cautela atte a evitare scambi di gameti nel momento del ritiro degli stessi, o possibili inquinamenti, perché la crioconservazione interessa le cellule con tutto quello che c'è intorno, compresi batteri e altri materiali. La seconda questione è che offrire ad un paziente o ad una paziente con tumore, prima della terapia che ne azzererà la fertilità, la possibilità di crioconservare i propri gameti per il futuro significa due cose: che il medico è sensibile a questo tema ma, soprattutto, che l'orizzonte è quello di una sopravvivenza a lungo termine, aspetto importantissimo dal punto di vista psicologico. Il ruolo delle società scientifiche è indispensabile affinché tutti questi criteri, tecnici e umani, vengano rispettati. Le società scientifiche che devono indicare queste linee guida sono la Società Italiana di Endocrinologia (SIE) per quanto riguarda il versante maschile, la Società di Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) per quanto riguarda il versante femminile, entrambe per quanto riguarda la gestione della coppia, e l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) per quanto riguarda la componente oncologica. Quali tipi di tumore mettono più a rischio la fertilità negli uomini? La neoplasia più diffusa nel sesso maschile tra i 20 e i 40 anni è il tumore del testicolo. I pazienti che in conseguenza di questo tumore subiscono l'escissione di un testicolo, con compromissione della capacità riproduttiva, sono numerosi. Tra i tumori più frequenti nei giovani c'è anche il Linfoma di Hodgkin, una neoplasia del sangue che colpisce le ghiandole linfatiche. Ovviamente le terapie oncologiche mettono a rischio la fertilità a prescindere dal tipo di tumore, ma fortunatamente nei giovani altri tumori sono meno frequenti. Nel caso del tumore testicolare e del Linfoma di Hodgkin, la sopravvivenza a lungo termine è garantita in una percentuale molto alta di pazienti e questo, unitamente alla giovane età media, rende queste persone più sensibili al tema della conservazione della fertilità post-terapie oncologiche. Quali sono i fattori che pregiudicano la fertilità nei pazienti oncologici? Quali sono i trattamenti e le terapie più a rischio? I trattamenti che mettono a rischio la fertilità per i pazienti oncologici sono la chemioterapia e la radioterapia. Per il tumore al testicolo, in passato la chirurgia pregiudicava la fertilità in quanto comportava la castrazione mono-testicolare o bi-testicolare; fortunatamente le attuali tecniche ci consentono una diagnosi molto precoce e ci permettono quindi di eseguire la cosiddetta enucleo-resezione, vale a dire asportare solamente il tumore sotto guida ecografica per il chirurgo e quindi lasciare il testicolo in sede. La chemioterapia è sempre la terapia di riferimento per le malattie ematologiche mentre la radioterapia è la terapia d'elezione per la maggior parte dei tumori testicolari. L'obiettivo di entrambe è azzerare la possibilità di recidiva e questo mette a rischio la fertilità: tra gli effetti della chemioterapia, oltre alla caduta dei capelli vi è anche la distruzione di spermatozoi e ovociti, mentre un paziente con tumore testicolare viene di necessità irradiato proprio in quell'area. Come sono organizzate le banche dei gameti? Le banche dei gameti fanno capo a Centri di riferimento, che dovrebbero essere di livello regionale e in questa direzione stiamo lavorando insieme ad Alessandro Nanni Costa, presidente del Centro Nazionale Trapianti (CNT). Dal punto di vista della gestione, le banche dei gameti sono organizzate con uno staff di medici specialisti e biologi in grado di assistere il paziente, attraverso il centralino, tutto l'anno:24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni su 365. Dal punto di vista strutturale, le banche hanno dei veri e propri caveau che assicurano un costante controllo della temperatura a cui avviene la crioconservazione, che è la temperatura dell'azoto liquido, vicina allo zero assoluto. La raccolta del liquido seminale nell'uomo è più semplice e avviene per masturbazione. Per prelevare un ovocita bisogna invece eseguire un micro-intervento, attraverso l'addome della donna o per via ecografica transvaginale. I gameti raccolti, spermatozoi o ovociti, vengono man mano calati all'interno dell'azoto liquido al fine di garantirne il congelamento. Dal punto di vista tecnologico non è un procedimento difficile, la difficoltà sta nella corretta esecuzione del processo di congelamento che è molto delicato. Anche in questo caso gli spermatozoi sono avvantaggiati rispetto all'ovocita perché sono costituiti solamente da nucleo, tutto DNA con pochissimo citoplasma, e quindi è più facile congelarli senza danneggiarli. Se il procedimento di crioconservazione dell'ovocita non è eseguito correttamente si creano dei cristalli di acqua all'interno del citoplasma che rompono gli organelli cellulari e quindi rendono la cellula non vitale. Perché il Lazio è un punto di riferimento per la conservazione dei gameti? Quali sono i vantaggi per i cittadini? I centri di riferimento dotati di una ìbancaì per crioconservare i gameti non sono diffusi in maniera capillare su tutto il territorio nazionale. La difficoltà non è tanto fare il prelievo ovocita rio a cui segue la fecondazione, ma è il processo di crioconservazione, complesso oltre che costoso, e sottoposto a rigide norme di sicurezza. Il Lazio è avvantaggiato, dal momento che con l'accreditamento della banca degli ovociti dell'Istituto Regina Elena di Roma del professor Enrico Vizza e con la storica banca del seme del Policlinico Umberto I di Roma, la prima in Italia, attiva fin dal 1980, nella Regione vi è la possibilità di criocongelare sia gli spermatozoi che gli ovociti. Per i cittadini è un grande vantaggio perché dal momento in cui al paziente viene diagnosticato un tumore l'oncologo lo mette direttamente in contatto con il centro di riferimento per procedere con la crioconservazione degli spermatozoi o degli ovociti prima dell'inizio delle terapie oncologiche,bypassando tutte le liste d'attesa: quindi, più il Centro che ospita la banca dei gameti è geograficamente vicino al paziente, più è facile che questa procedura avvenga velocemente e non ritardi l'inizio delle terapie. (LARA LUCIANO)

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