Ceroidolipofuscinosi neuronali (Cln)ora è al vaglio la terapia enzimatica
I risultati di una prima sperimentazione clinica mostrano che cerliponase alfa può anche arrestare la progressione della patologia, se n'é parlato durante il terzo Congresso nazionale sulle Cln
In Italia ogni anno 1 bambino sul 100 mila nasce affetto da una delle 13 forme di ceroidolipofuscinosi neuronale (Cln). Si tratta di un gruppo di rare malattie neurodegenerative – 10 delle quali hanno esordio infantile – che, pur avendo basi genetiche e meccanismi patogenetici differenti, si caratterizzano per l'accumulo di sostanze all'interno delle cellule dell'organismo. La forma più frequente nel nostro paese è la Cln2, che costituisce il 22 per cento dei casi. Questa variante, dovuta a mutazioni nel gene Tpp11, inizia a manifestarsi a 2 o 3 anni di età: se entrambi i genitori sono portatori sani della malattia - presentano cioè una sola copia del gene mutato - il figlio avrà una probabilità del 25 per cento di essere malato. “Le forme con esordio in età pediatrica presentano come manifestazioni caratterizzanti epilessia, ritardo del linguaggio, calo della vista, disturbo motorio e decadimento cognitivo che porta a demenza” spiega Alessandro Simonati, professore di neuropsichiatria infantile all'università di Verona. Il punto della situazione relativa a questo gruppo di malattie è stato fatto durante il terzo Congresso nazionale sulle ceroidolipofuscinosi neuronali, promosso e organizzato dall'Associazione nazionale ceroidolipofuscinosi neuronali (A-ncl) e svoltosi nei giorni scorsi a Roma. “Le famiglie con un bambino o un ragazzo affetto da ceroidolipofuscinosi neuronale assistono al suo graduale peggioramento, che varia secondo la forma della malattia. Si tratta di una sequenza più o meno rapida di perdite funzionali e cognitive difficili da sostenere, anche e soprattutto per le famiglie dei malati, che, oltre all'aspetto psicologico, devono affrontare una serie di interventi medici – spiega Saverio Bisceglia, presidente di A-ncl - Nonostante queste enormi difficoltà, negli ultimi anni la situazione complessiva della patologia è notevolmente migliorata. Rispetto a una decina di anni fa, infatti, le ceroidolipofuscinosi iniziano ad essere conosciute e diagnosticate con maggior rapidità”. “La diagnosi precoce è importantissima, soprattutto per la Cln2; al momento, infatti, la sperimentazione della terapia enzimatica sostitutiva sta dando ottimi risultati” spiega Nicola Specchio, specialista in neurologia all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. La terapia enzimatica sostitutiva con enzima ricombinante umano (che viene somministrata direttamente nel cervello attraverso un sistema di infusione intra-cerebro-ventricolare) è stata approvata sia dalla Food and drug administration (Fda) degli Stati Uniti che dalla Commissione Europea, in base ai risultati ottenuti dallo studio clinico di Fase I sul farmaco. “I primi risultati di questa sperimentazione con cerliponase alfa, iniziata nel settembre 2014 e attualmente in corso - spiega ancora Specchio - hanno confermato che, grazie alla somministrazione di questo farmaco, è possibile arrestare la progressione della malattia. Il trattamento determina un significativo rallentamento dell'evoluzione della malattia, ma non è in grado di ristabilire le condizioni neurologiche originarie del bambino. L'aspettativa di vita dei soggetti si allunga molto, ma non possiamo essere più precisi perché non possediamo ancora risultati a lungo termine”. Data la gravità e la rapida evoluzione che contraddistinguono la Cln2, è essenziale che i bambini affetti siano sottoposti al trattamento il primapossibile. La diagnosi precoce della patologia diviene quindi un elemento cruciale. La sperimentazione clinica sta coinvolgendo solo 4 centri nel mondo, uno di questi è l'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. “Il trial - chiarisce Specchio - durerà almeno fino al 2020, ma prima di questa data saremo in grado di fornire il farmaco a tutti i pazienti”. In Italia, cerliponase alfa è in attesa di ricevere l'autorizzazione all'immissione in commercio da parte dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), ma i pazienti con diagnosi di malattia Cln2 per i quali il medico ritenga che il farmaco rappresenti una speranza, possono accedere alla terapia secondo quanto previsto dalla legge 326/2003. Cerliponase alfa, infatti, è stato inserito in un programma di ‘Early Access' che prevede che il costo del farmaco ricada in un apposito fondo di Aifa. Per il futuro si spera anche nella combinazione della terapia enzimatica sostitutiva, già in stadio avanzato, con la terapia genica. “Attualmente, per quanto riguarda la terapia genica, è in fase di reclutamento uno studio relativo a un vettore virale che contiene uno dei geni tipici della ceroidolipofuscinosi, il gene Tpp1, le cui alterazioni causano la forma infantile Cln2 – spiega Filippo Santorelli, responsabile dell'unità operativa di medicina molecolare e malattie neurodegenerative all'università di Pisa – a differenza della terapia enzimatica, la terapia genica è ancora ai primi stadi di sperimentazione, ma ci aspettiamo grandi risultati. Tuttavia è ipotizzabile che nessuna delle due opzioni potrà fornire per sé risultati tali da guarire tutti i nostri bambini. Pensiamo invece che, come già in molte altre malattie lisosomiali e da accumulo, la combinazione delle due potrebbe rappresentare il 'cocktail vincente' nei prossimi 5 anni”, conclude Santorelli. (MATILDE SCUDERI)