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“Mancano gli specialisti in gastroenterologia!”

La posizione della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva (Sige) espressa dal professor Antonio Benedetti (nella foto) dell'ospedale Umberto I di Ancona, del Consiglio direttivo Sige

Maria Rita Montebelli
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Il grido di allarme sulla carenza di medici, in particolare di specialisti, è partito dall'Anaao-Assomed: “Colpa sia dei pensionamenti sia dei pochi posti disponibili nelle scuole di specializzazione”. L'allarme riguarda anche la gastroenterologia, dove da anni esiste il problema di un'insufficiente copertura delle necessità territoriali. Il problema per i gastroenterologi é, inoltre, la distribuzione a ‘macchia di leopardo' con regioni dove la specialità è addirittura praticamente assente. Per la gastroenterologia, in sostanza esiste un problema sia di carenza globale che di assenza regionale e questo non è altro che la conseguenza dell'esiguo numero di posti nelle Scuole di Specializzazione e della loro eterogenea distribuzione regionale. A ciò si aggiunge l'esiguità di concorsi, visto che negli ultimi 3 mesi solamente dodici specialisti in gastroenterologia sono stati assunti dopo regolare concorso. “La legge attuale di riordino delle Scuole di specializzazione di Area medica – riferisce il professor Antonio Benedetti dell'ospedale Umberto I di Ancona, membro del Consiglio direttivo Sige – contiene tutte le norme che, se adeguatamente sviluppate, potrebbero portare ad un miglioramento delle attuali problematiche, mantenendo gli stessi elevati standard qualitativi che tutta l'Europa ci riconosce. Utile un'adeguata regia nazionale guidata dagli appositi organi Ministeriali che dispongono dei dati regionali per i diversi settori della medicina. Le Regioni, insieme agli ‘Osservatori Regionali per la Formazione Medica Post-Laurea', dovrebbero programmare con largo anticipo le loro esigenze di medicina specialistica e, in caso di carenze del ministero, dovrebbe attivare le procedure di reclutamento con criteri trasparenti e dichiarati. Un primo punto è che tutte le Regioni si adoperino per attivare rapidamente l'Osservatorio in modo che questo diventi operativo prima possibile. Secondo punto, sempre dipendente dall'attività dell'Osservatorio, sono le reti formative regionali ed extra-regionali dove è necessario un controllo accurato e continuo affinché tutto il territorio sia coinvolto nel percorso formativo, ma sempre coinvolgendo strutture che rispondano ai criteri qualitativi richiesti dalla normativa attuale. Una regia nazionale, quindi, un'attività regionale con programmazione, un impegno di risorse laddove queste manchino o non siano fornite dallo Stato e un controllo attivo e continuo delle ‘Reti Formative'. Ovviamente le Regioni dovranno fornire un continuo aggiornamento del numero di specialisti in attività  sulla base dei pensionamenti e delle esigenze del territorio, e l'Osservatorio Regionale dovrà rappresentarne (con tutte le competenze già ampiamente espresse) il braccio operativo. Temi, questi, già affrontati dal Decreto Inter-Ministeriale 402 del luglio 2017 (legge di riordino delle Scuole di Specializzazione di Area Medica), ma… siamo in ritardo!” (FABRIZIA MASELLI)

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