Elbasvir/grazoprevir: nuovi dati ‘real life' dal congresso di Parigi
Dal 53° congresso della European association for the study of the liver (Easl) arrivano le ultime novità sulla ricerca sull'epatite C, che sempre di più di concentra sulla personalizzazione delle cure
‘Personalizzazione' è ormai diventata la parola chiave nel trattamento dell'epatite C: la disponibilità di molteplici opzioni innovative per il trattamento di questa patologia infatti, consente finalmente di adottare un approccio terapeutico specifico per rispondere alle necessità del paziente. Si è infatti arrivati a comprendere che queste non dipendono esclusivamente dal genotipo o dal livello di fibrosi, ma sono legate al quadro clinico nel suo complesso, e che individuandole e mettendole a frutto nello schema terapeutico si ottengono elevati tassi di efficacia dei trattamenti. Sono da leggere in questa ottica i nuovi dati sui farmaci ad azione antivirale diretta di seconda generazione (Daas) presentati in occasione del 53° congresso della European association for the study of the liver – Easl appena concluso a Parigi. Nel corso del congresso si è parlato ampiamente della gestione dei pazienti cirrotici, considerati particolarmente complessi da trattare a causa della loro fragilità clinica. A questo proposito sono stati resi pubblici i dati di un'analisi condotta negli Usa sui pazienti con cirrosi, affetti da epatite C di genotipo 1 o 4. L'analisi rileva un tasso di risposta virologica sostenuta (Svr) fino al 99 per cento dopo il trattamento con elbasvir/grazoprevir per 12 settimane, senza ribavirina. Tra le categorie di pazienti più fragili, si annoverano le persone con epatite C di età superiore ai 65 anni e con comorbidità che implicano l'assunzione di diversi farmaci. Questa popolazione di pazienti è ben rappresentata dai veterani dell'esercito americano, i cui dati sono raccolti dal sistema previdenziale Usa per essere utilizzati nel monitoraggio scientifico. Nell'ambito di questo panel, è stato realizzato uno studio sulla risposta al trattamento con elbasvir/grazoprevir in pazienti con differenti livelli di carica viraleprima dell'inizio della terapia. Lo studio in questione ha evidenziato che, sia nel gruppo di pazienti con alta carica virale sia in quello di pazienti con bassa carica virale prima dell'inizio della terapia, il trattamento con elbasvir/grazoprevir ha determinato un tasso di Svr compreso tra il 98 per cento e il 100 per cento, già dopo 12 settimane senza ribavirina. Durante il congresso Easl di Parigi, oltre ai numerosi dati real life sui Daas, sono state condivise interessanti evidenze sulle diverse esperienze riguardo alla durata dei trattamenti, evidenze che aprono nuovi scenari di indagine sulle diverse opzioni terapeutiche per l'epatite C. Tra gli altri, si segnala la presentazione di due studi condotti in Francia, che hanno valutato il tasso di efficacia e il profilo di tollerabilità del trattamento con regimi brevi a base di elbasvir/grazoprevir, nei pazienti naive con epatite C di genotipo 1b e 4 con fibrosi non severa. E in particolare, nei pazienti con epatite C di genotipo 1b, il tasso di Svr è stato del 98 per cento. Infine, durante il congresso è stato affrontato un tema fino ad oggi poco esplorato, correlato alle interazioni farmacologiche tra Daas e farmaci a base di etinil-estradiolo o farmaci per terapie ormonali sostitutive (Tos). Nella pratica clinica si raccomanda di non assumere (o di assumere con dosaggio modificato) i Daas in associazione a farmaci contenenti etinil-stradiolo. L'etinil-estradiolo è comunemente contenuto nei contraccettivi orali. In occasione del congresso, è stato presentato uno studio, condotto negli Usa su circa mille pazienti, il cui obiettivo era quello di comparare la risposta farmacologica a elbasvir/grazoprevir in due gruppi di donne: per un periodo di 12 settimane, il primo gruppo ha assunto il solo trattamento per l'epatite C, mentre il secondo gruppo ha assunto anche farmaci a base di etinil-estradiolo. I dati raccolti non evidenziano differenze significative nei tassi di Svr nei due gruppi di confronto, indipendentemente dal fatto che le pazienti assumessero o meno etinil-estradiolo o Tos, e non si riportano segnalazioni di effetti collaterali importanti legati ai farmaci. (MATILDE SCUDERI)