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Ecco la nuova scuola di pensieroper il trattamento della balbuzie

il Muscarà rehabilitation method for stuttering (Mrm-s), metodo riabilitativo basato sulla teoria del motorlearning, è oggetto di un progetto di ricerca per la sua validazione scientifica

Maria Rita Montebelli
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La balbuzie è un disturbo linguistico molto frequente che esordisce generalmente nell'infanzia e spesso regredisce spontaneamente entro i 6 anni: consiste nell'involontaria ripetizione di suoni o nel loro prolungamento e, spesso, in esitazioni, pause o blocchi, udibili o silenti. In tutto il mondo l'8 per cento delle persone ha balbettato nell'arco della sua vita e l'1,5 per cento non riesce a superare questo disturbo nonostante diversi tentativi e buona volontà. Sono ben 1 milione in Italia le persone che soffrono di balbuzie, di cui 150 mila under 18. Ad oggi, non vi è ancora concordanza sulle cause, ma numerosi studi suggeriscono che alla base della balbuzie ci sia un malfunzionamento nel meccanismo di monitoraggio nel processo di produzione del linguaggio. “La balbuzie - spiega Giovanni Muscarà, ex balbuziente e fondatore del Vivavoce institute - è un fenomeno complesso e dinamico, caratterizzato da fattori che interagiscono tra loro: problemi motori, linguistici, cognitivi e comportamentali. Questo disturbo ha un grande impatto sul vissuto delle persone influenzandone la quotidianità, causando frustrazione, vergogna, paura e bassa autostima, tutti fattori che a loro volta aumentano la frequenza e l'intensità della balbuzie. La balbuzie influenza la vita sociale delle persone dall'età scolastica, dove i bambini con questo disturbo sono tre volte più a rischio di bullismo e più avanti, al termine degli studi, non è difficile immaginare quanto possa condizionare l'ingresso nel mondo del lavoro”. Nel panorama italiano e internazionale, ci sono due principali scuole di pensiero alla base dei diversi percorsi di riabilitazione per la balbuzie: la prima vede la balbuzie come conseguenza di un trauma infantile o di uno stato emotivo alterato e quindi la prassi mira a scandagliare i vissuti emotivi legati al trauma; la seconda si basa sull'aggirare i blocchi tipici della balbuzie attraverso tecniche compensative, quali l'allungamento dei suoni e l'iper-articolazione, per lo più basate sul canto. Un innovativo metodo, il Muscarà rehabilitation method for stuttering (Mrm-s), è in corso di validazione scientifica. A differenza dei classici approcci alla balbuzie, questo metodo si basa su un approccio multidisciplinare e, grazie a un percorso cognitivo-comportamentale, ha come obiettivo il miglioramento della performance articolatoria del linguaggio, attraverso l'apprendimento e la pratica di schemi motori più efficaci a livello fonatorio, respiratorio e articolatorio. La ripresa di padronanza dei propri movimenti, e quindi anche della propria voce, porta la persona ad affrontare con meno stress e ansia le situazioni quotidiane. “Il metodo Mrm-s  - afferma Pasquale Anthony della Rosa, direttore scientifico del Vivavoce research institute e ricercatore e dottore in psicologia che collabora con la facoltà di psicologia dell'università Vita-Salute San Raffaele  - si differenzia rispetto agli altri metodi riabilitativi in quanto si pone come obiettivo quello di riacquisire il controllo del proprio modo naturale di parlare, attraverso il monitoraggio e il controllo di ogni atto motorio sottostante alla produzione del suono, secondo la teoria del motorlearning. Per ottenere una rieducazione profonda occorre riprendere il controllo della propria motricità e tale capacità, una volta acquisita, viene consolidata nei contesti quotidiani, anche sotto stress. I primi risultati del percorso di validazione scientifica mostrano come il trattamento abbia un effetto su una componente legata al controllo attentivo in generale e coinvolta anche nel controllo del linguaggio. In termini linguistici, vuol dire che l'eloquio di un balbuziente può diventare più fluido in quanto si riduce la soglia rispetto alla quale un balbuziente decide se una parola, ed il suono legato a quella parola, è quella specificatamente richiesta e quindi può essere pronunciata”. (MATILDE SCUDERI)

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