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Nivolumab e ipilimumab superanola prova patient-reported outcomes

I dati dello studio di fase III Checkmate-214 presentati all'ASCO mostrano che la combinazione offre una qualità di vita migliore e duratura per i pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato

Maria Rita Montebelli
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Presentati durante il congresso annuale dell'American society of clinicaloncology (Asco) a Chicago nella sessione poster ‘Developmental therapeutics-immunotherapy' i promettenti risultati dei ‘patient-reported outcomes' dello studio di fase III Checkmate-214, in pazienti a rischio intermedio o sfavorevole con carcinoma a cellule renali avanzato trattati con la combinazione dei due farmaci immuno-oncologici nivolumab in associazione con ipilimumab, a basso dosaggio, rispetto a sunitinib, in un follow-up di oltre due anni. I pazienti di questo studio trattati con la combinazione nivolumab più ipilimumab hanno riscontrato benefici significativi nei sintomi correlati alla patologia e miglioramenti della qualità di vita e del benessere riferibili allo stato di malattia. Questi benefici si sono manifestati precocemente durante il trattamento con la combinazione di nivolumab e ipilimumab a basso dosaggio e sono stati largamente mantenuti durante il periodo di trattamento e durante la terapia di mantenimento con nivolumab. Rispetto all'attuale terapia standard di trattamento, i pazienti trattati con nivolumab e ipilimumab, a basso dosaggio, hanno riportato meno sintomi legati al cancro del rene. Questo beneficio era significativo in tutti - eccetto uno - i ‘time point' nei due anni di follow-up. Un'ulteriore analisi ha mostrato risultati simili con un beneficio significativo osservato con nivolumab e ipilimumab, a basso dosaggio, rispetto a sunitinib relativamente alla differenza rispetto al basale a un tempo prestabilito di 25 settimane. L'analisi ha dimostrato che i pazienti inclusi nel braccio di combinazione manifestavano punteggi di qualità di vita significativamente migliori per quanto riguarda i sintomi correlati alla malattia, gli effetti collaterali del trattamento e la funzionalità. Complessivamente questi dati - presentati in sede congressuale da Bristol-Myers Squibb Company - suggeriscono un beneficio significativo e costante riportato dai pazienti con la combinazione rispetto alla terapia standard di cura. “Con lo studio Checkmate-214, nei pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato, avevamo già visto in precedenza il beneficio in efficacia di nivolumab e ipilimumab a basso dosaggio attraverso numerosi endpoint, come la sopravvivenza globale, il tasso di risposte obiettive e la sopravvivenza libera da progressione - ha affermato David Cella, department of medical social sciences, Institute for public health and medicine Northwestern university Feinberg school of medicine, Chicago - quello che noi aggiungiamo ora con questa analisi è l'evidenza che i pazienti trattati con questa combinazione di farmaci immuno-oncologici riportano anche significativi miglioramenti nei sintomi correlati alla malattia, così come cambiamenti in positivo del loro benessere fisico, emotivo e funzionale”. “L'analisi dei patient-reported outcomes nello studio CheckMate-214 è particolarmente importante per i pazienti con carcinoma a cellule renale avanzato perché mostra che la combinazione di nivolumab e ipilimumab a basso dosaggio non solo offre un beneficio terapeutico rispetto alla terapia standard di cura, ma dimostra negli stessi pazienti miglioramenti della qualità di vita che si mantengono per il periodo di follow-up di due anni - ha aggiunto John O'Donnell, vice president, worldwide health economics and outcomes research, Bristol-Myers Squibb - questi dati confermano la nostra leadership in immuno-oncologia e il nostro impegno nel fornire ai medici opzioni di trattamento che facciano la differenza sulla vita dei pazienti”. (MATILDE SCUDERI)

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